Si trova nella galassia MACS1149-JD1 ed è l’ossigeno più antico dell’universo. A scoprirlo sono stati i ricercatori del gruppo della giapponese Osaka Sangyo University guidato da Takuya Hashimoto. L’ossigeno appare di colore fluorescente perché è illuminato dalla luce ultravioletta delle prime stelle nate dopo il Big Bang e, per questo, mette direttamente sulle loro tracce. Il team di ricerca è riuscito nell’impresa, descritta su Nature, grazie al radiotelescopio Alma (Atacama Large Millimeter – submillimeter Array) dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso), in Cile.
Subito dopo il Big Bang l’ossigeno non esisteva ancora nell’universo, che era buio e composto prevalentemente da idrogeno ed elio, ha detto il cosmologo Andrea Ferrara, della Scuola Normale Superiore di Pisa. Le “prima stelle – ha aggiunto – si sono formate da questi due gas e avevano caratteristiche diverse da quelle attuali: erano molto massicce, circa 50-100 volte più massicce del Sole, ed erano anche estremamente più calde e producevano più radiazione ultraviolette, rispetto alle stelle di oggi”.
A generare l’ossigeno sono stati i processi di fusione nucleare avvenuti nelle prime stelle che, morendo, hanno liberato il gas nell’universo. I cosmologi sono convinti che nella galassia siano ancora presenti alcune delle stelle primitive perché gli atomi di ossigeno appaiono fluorescenti: perché questo accada è necessario “che gli atomi siano illuminati dalla luce ultravioletta prodotta dalle prime stelle”, ha osservato Ferrara. Di conseguenza la rilevazione dell’ossigeno in quell’antica galassia, distante 13,8 miliardi di anni luce, indica che le prime stelle si sono formate almeno 250 milioni di anni dopo il Big Bang.
Il prossimo passo sarà cercare di vedere quelle stelle primitive ‘sopravvissute’, che continuano a illuminare l’ossigeno più antico. I ricercatori contano di poter guardare così lontano combinando le osservazioni condotte con il radiotelescopio Alma e il futuro telescopio spaziale della Nasa, il James Webb Space Telescope.