Il cervello funziona come la pellicola di un film; raccoglie e rielabora gli stimoli visivi a intervalli di tempo, ma alla fine restituisce al soggetto l’impressione di vedere una realtà fluida. A rivelarlo è uno studio condotto da Luca Ronconi e David Melcher del Cimec dell’Università di Trento, incentrato sulla coesistenza di più ritmi nell’attività cerebrale che portano a effetti diversi sulla percezione.
La ricerca, pubblicata su Pnas, può dare un contributo anche alla conoscenza dei disturbi che portano a una visione frammentata. “Lo studio – dicono i ricercatori – mostra la coesistenza di più ritmi nella nostra percezione visiva, e ciò potrebbe spiegare perché non percepiamo la realtà in maniera frammentata e discontinua, come avviene invece in alcuni disturbi psichiatrici come la schizofrenia o indotti da un danno neurologico”.
“Diversi disturbi – aggiungono – sono caratterizzati da deficit di integrazione o segregazione temporale e in futuro queste conoscenze sul funzionamento della percezione saranno potenzialmente utili per implementare training per pazienti con questi disturbi, per modificare le finestre di integrazione temporale anomale”.