(Reuters Health) – Secondo i risultati di una nuova revisione sistematica con metanalisi, pubblicati da Alimentary Pharmacology & Therapeutics, un probiotico chiamato VSL#3 può essere efficace nell’indurre la remissione nella colite ulcerosa attiva (UC). Tuttavia, non sono stati trovati benefici per i probiotici nel trattamento della malattia di Crohn attiva (CD) o nella prevenzione delle ricadute dopo la remissione.
La premessa
DJ Gracie e colleghi, dell’Istituto di Gastroenterologia dell’Università di Leeds, nel Regno Unito hanno evidenziato che VSL#3, una miscela di otto ceppi di batteri che producono acido lattico “può essere efficace nell’indurre la remissione nella colite ulcerosa attiva”. Tuttavia, nel morbo di Crohn, l’uso dei probiotici “è scarsamente descritto in un numero limitato di trial randomizzati controllati e al momento non può essere consolidato”, precisa Gracie. Si ritiene che entrambe queste malattie intestinali infiammatorie (IBD) derivino dall’interazione di fattori genetici e ambientali. Questi ultimi includono cambiamenti nel microbioma intestinale; generalmente con un aumento relativo delle specie pro-infiammatorie e una diminuzione delle specie anti-infiammatorie. “L’uso di probiotici nelle malattie gastrointestinali è ben studiato nelle IBD dove esiste una base di dati esistente che sostiene il loro utilizzo”, osserva Gracie. “A causa dell’elevata prevalenza dei sintomi funzionali nelle IBD, abbiamo intrapreso questa revisione e condotto una metanalisi”.
Lo studio
I ricercatori hanno identificato 22 studi clinici randomizzati controllati che hanno reclutato adulti con UC o CD e hanno confrontato l’uso di probiotici con l’uso di 5-aminosalicilati (5-ASA) o placebo. Quattordici studi hanno studiato l’efficacia dei probiotici nell’indurre la remissione in UC attiva (otto studi con 651 pazienti) o nella prevenzione della recidiva nella UC quiescente (sei studi con 677 pazienti). Gli altri studi hanno indagato l’efficacia dei probiotici contro il placebo nell’indurre la remissione in CD attiva (due studi con 37 pazienti), impedendo la ricaduta nella CD quiescente (due studi con 195 pazienti), o impedendo la ricaduta della CD in remissione dopo resezione chirurgica (quattro studi per un totale di 333 pazienti). Si è così evidenziato che non vi erano vantaggi dal trattamento con probiotici rispetto al placebo nell’indurre la remissione nella UC attiva, ma un’analisi dei tre studi che hanno utilizzato VSL # 3 ha rilevato che i pazienti che hanno ricevuto il probiotico hanno maggiori probabilità di sperimentare la remissione di quelli che ricevono un placebo. In questi tre studi, 91 di 162 pazienti (56%) che hanno ricevuto VSL # 3 non hanno ottenuto la remissione rispetto a 118 di 157 (75%) dei pazienti che hanno ricevuto placebo (rapporto di rischio della non remissione 0,74).
I commenti
I risultati dimostrano che “VSL # 3 può avere effetti benefici in termini di induzione della remissione nella UC attiva”, scrivono i ricercatori nel loro articolo su Alimentary Pharmacology & Therapeutics. In altri tre studi, su 555 pazienti che hanno confrontato l’efficacia dei probiotici contro 5-ASA nel prevenire la ricaduta UC, i due interventi sono risultati equivalenti (RR, 1,02). Tuttavia, i probiotici non hanno dimostrato un vantaggio nell’indurre la remissione del morbo di Crohn attivo o nel prevenire la recidiva del CD o del CD quiescente dopo la remissione chirurgicamente indotta. “Questi risultati evidenziano il potenziale beneficio dei probiotici in UC, ma sottolineano anche la mancanza di studi, in particolare nella malattia di Crohn”, conclude Gracie.”
Fonte: Aliment Pharmacol Ther 2017
Joan Stephenson
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)