(Reuters Health) – Nella maggior parte dei pazienti che riceve attivamente un trattamento oncologico, il vaccino a mRNA produce un’adeguata risposta anticorpale.
E’ quanto emerge da uno studio che ha preso in esame i dati relativi a 102 pazienti israeliani sottoposti a trattamenti oncologici, confrontati con 78 controlli. Il 90% dei pazienti oncologici era positivo agli anticorpi IgG antispike del SARS-CoV-2 dopo la seconda dose di vaccino, rispetto al 100% dei controlli.
“Anche se si riceve un trattamento oncologico, bisognerebbe vaccinarsi”, osserva l’autore dello studio Salomon Stemmer, professore di oncologia, capo dell’unità di ricerca presso il Davidoff Center del Rabin Medical Center e docente presso la Sackler Faculty of Medicine dell’Università di Tel Aviv.
Lo studio
Per esaminare più approfonditamente l’efficacia dei vaccini a mRNA nei pazienti oncologici sotto trattamento, Stemmer e colleghi hanno reclutato pazienti oncologici e un campione di controllo formato da familiari e caregiver che accompagnavano i soggetti a sottoporsi ai trattamenti.
Dal 22 febbraio 2021 al 15 marzo 2021 sono stati raccolti campioni di sangue dai partecipanti allo studio. I campioni dei soggetti oncologici sono stati prelevati prima della ricezione del trattamento antineoplastico.
Nel gruppo dei pazienti, l’età mediana era 66 anni e il 57% era di sesso maschile, mentre l’età mediana dei controlli era 62 anni e il 68% era di sesso femminile. La forma più comune di tumore era quella gastrointestinale (28%), seguita da tumore al polmone (25%) e tumore al seno (25%).
Il trattamento antineoplastico più diffuso era la sola chemioterapia (29%), seguita dalla sola immunoterapia (22%) e da chemioterapia e terapia biologica in associazione (20%).
Il titolo mediano di IgG nei pazienti (1.931 AU/mL) era significativamente inferiore dal punto di vista statistico rispetto al gruppo di controllo (7.160 AU/mL). Fattori come età, sesso e tipo di neoplasia non erano significativamente associati a titoli più bassi.
In un’analisi multivariata – osservano gli autori – l’unica variabile significativamente associata ai titoli IgG inferiori era il trattamento con chemioterapia e immunoterapia in associazione.
“Sono necessari ulteriori studi per comprendere la rilevanza clinica dei titoli anticorpali inferiori e la durata delle risposte immunitarie, ma i dati suggeriscono che vale la pena rendere una priorità la vaccinazione dei pazienti oncologici”, conclude il team dello studio.
Fonte: JAMA Oncology
Linda Carroll
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)