Un recente studio ha riscontrato i primi segnali d’allarme di una riorganizzazione delle correnti dell’Oceano Atlantico, che potrebbe avere un profondo impatto sul sistema climatico globale. Questa ricerca ha impiegato una simulazione su un sistema altamente complesso per analizzare la cosiddetta corrente AMOC, un’importante componente del sistema climatico della Terra: questa simulazione ha dimostrato che i primi segnali d’allarme sono presenti 250 anni prima che esso crolli, e che pertanto sarebbe opportuno monitorare la reale corrente presente nel mondo alla ricerca degli stessi segnali. La AMOC funziona come un nastro trasportatore oceanico, che trasporta calore dai tropici e dall’emisfero meridionale sino all’Atlantico del nord, dove esso viene trasferito all’atmosfera: alcuni esperimenti suggeriscono che se l’AMOC venisse compensata da acqua fredda extra che entra nell’Atlantico del nord, la temperatura dell’aria nella regione nordatlantica diminuirebbe di 1-3°C, e nelle regioni maggiormente colpite si giungerebbe ad un ribasso di 8°C. Lo stesso fenomeno faciliterebbe l’inondazione del Sahei, e lungo le coste europee e nordamericane il livello delle acque salirebbe anche di 80 cm. Non sappiamo quanto siamo vicini al crollo, ma un segnale d’allarme precoce potrebbe consentirci di prevenirlo, o quanto meno di prepararci per le sue disastrose conseguenze. Tuttavia, i migliori dati d’allarme nel modello sono stati raccolti in luoghi in cui, nel mondo reale, il monitoraggio profondo delle correnti è già in atto: quando arriverà, saremo pronti. (Nat Comm 2014; 5: 5752)
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