La scoperta si deve alla collaborazione tra Enea e Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” (Ire) di Roma. I ricercatori hanno messo a punto due vaccini contro l’Hpv basati su sequenze di Dna vegetale, ora in fase di sperimentazione su topi: uno è ad uso terapeutico, distrugge cioè le cellule tumorali infettate dal virus Hpv, l’altro invece protegge dall’infezione. I due centri di ricerca hanno elaborato una strategia chiamata “Green Genetic Vaccine”, per la produzione rapida, sicura e a basso costo di questi vaccini.
Le sequenze di Dna vegetale utilizzate contengono le istruzioni “per guidare la proteina virale, cioè l’antigene capace di scatenare la reazione del sistema immunitario, all’interno delle cellule e per potenziare la risposta immunitaria”, ha detto Rosella Franconi, della divisione Tecnologie e Metodologie per la Salvaguardia della Salute.
Il primo vaccino, al quale ha collaborato anche l’università dell’Aquila, è basato sulla fusione tra una sequenza genetica di una pianta chiamata saponaria e una sequenza genetica del virus Hpv ed è in grado di indurre una risposta immunitaria per la cura dei tumori associati a questo virus. In pratica il vaccino contiene le istruzioni per fabbricare, una volta arrivato nelle cellule, una proteina in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali infettate dal virus.
Il secondo vaccino è basato invece sulla fusione tra una sequenza genetica del virus Hpv e una sequenza vegetale della pianta di fagiolo ed è in grado di suscitare una risposta immunitaria efficace per prevenire la trasmissione del virus Hpv. Inoltre, in linea di principio, la stessa tecnica può essere usata per mettere a punto vaccini efficaci anche contro altri virus, compresi quelli di Sars, Zika, Chikungunya.