(Reuters Health) – In Europa, in 12 anni, più di 54mila nuove diagnosi di HIV avrebbero interessato persone con più di 50 anni, una popolazione che, secondo il team di ricercatori guidato da Lara Tavoschi, dell’European Centre for Diseases Prevention and Control, è spesso trascurata quando si parla di educazione e prevenzione. Così, secondo gli autori della ricerca pubblicata su The Lancet HIV, campagne mirate e esami specifici potrebbero contribuire a limitare la diffusione dell’infezione.
Tavoschi e colleghi hanno confronto i dati della sorveglianza europea sulle infezioni da HIV tra il 2004 e il 2015 tra le persone dai 50 anni in su e quelle di età compresa tra i 15 e i 49 anni, dividendole in base a età, sesso, se erano migranti, via di contagio e conta delle cellule CD4. Il tasso medio di nuove diagnosi nelle persone più anziane sarebbe stato di 2,6 ogni 100mila persone nel periodo di 12 anni preso in considerazione. All’interno di questo gruppo, le diagnosi sarebbero aumentate in modo significativo con un cambiamento annuo medio di +2,2% tra gli uomini, +1,3% tra le donne, +5,8% tra gli omosessuali e +7,4% tra chi faceva uso di droghe per via iniettabile. I tassi sarebbero aumentati in modo significativo in 16 Paesi, soprattutto in Europa centrale e orientale.
Nel 2015, rispetto alle persone più giovani, i più anziani avrebbero avuto una maggiore probabilità di contrarre l’infezione nel loro Paese, attraverso contatto sessuale con persone di sesso opposto e di avere una diagnosi in ritardo, con una conta delle cellule CD4 inferiore a 350 cellule per microlitro. In particolare, i tassi di nuove diagnosi erano di 1,05 ogni 100mila persone tra le donne anziane e 4,3 ogni 100mila tra la controparte maschile.
“Il costante aumento del numero di nuove diagnosi di HIV tra le persone con più di 50 anni dimostra che l’epidemia in Europa si sta evolvendo verso nuove direzioni – afferma Tavoschi – Questo aumento potrebbe essere essere dovuto anche alla mancanza di informazioni sull’HIV, su come viene trasmessa l’infezione e questo significa che si possono anche sottovalutarne i rischi -sottolinea l’esperta – I nostri risultati suggeriscono che è urgente fornire test mirati agli adulti più anziani e per la popolazione adulta in generale”.
Secondo Tavoschi, “chi fornisce assistenza sanitaria non percepisce i più anziani come una popolazione a rischio, che necessita di test per l’HIV”. Mentre proprio i professionisti potrebbero essere d’aiuto, semplicemente suggerendo di fare il test. Ma si potrebbero fare anche delle verifiche specifiche, per esempio quando si è in presenza di altre infezioni trasmesse per via sessuale o alcuni tumori o epatiti.
Secondo Janet Steeley, della London School of Tropical Hygiene and Medicine, in Inghilterra, “le persone anziane sono a rischio e su questo problema non c’è stata la dovuta attenzione da parte della salute pubblica”. Dunque informare e sensibilizzare potrebbe essere la soluzione, così “volantini e manifesti da affiggere nei centri sanitari possono essere un primo passo alla diffusione della consapevolezza”, ha concluso l’esperta.
Fonte: The Lancet HIV
di Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)