Le persone con HIV, oggi, hanno una qualità e un’aspettativa di vita impensabili fino a 30 anni fa. A patto però di seguire la terapia con costanza e regolarità, evitando che si sviluppino resistenze ai farmaci e che l’infezione progredisca. L’aderenza può essere faticosa per chi deve assumere una terapia tutta la vita; per questo è importante che anche questo aspetto sia discusso con il proprio medico, in modo da trovare insieme la soluzione più adatta a ognuno.
Aderenza terapeutica e resistenze sono al centro di “HIV. Parliamone ancora!”, la nuova iniziativa nell’ambito di “HIV. Ne parliamo?”, la campagna di sensibilizzazione promossa da Gilead Sciences con il patrocinio di 16 Associazioni di pazienti, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e l’Italian Conference on AIDS and Antiviral Research (ICAR), lanciata il 23 novembre 2023. E proprio in occasione del Congresso ICAR – che si svolge a Roma dal 19 al 21 giugno – vengono presentati nuovi contenuti e materiali informativi, pensati per migliorare il dialogo fra medici e persone con HIV.
U=U
Grazie alle terapie antiretrovirali si raggiunge in breve tempo la soppressione della replicazione virale; in questa condizione il rischio di trasmissione è azzerato. Questa evidenza, conosciuta come U=U (undetectable= untransmittable/non rilevabile=non trasmissibile), azzera il rischio di trasmissione del virus ad altre persone.
“Questa verità scientifica ha rivoluzionato la gestione dell’HIV e ha fornito uno strumento nuovo, potente e sicuro per combattere lo stigma associato al virus”, dice Valeria Calvino di Anlaids ETS, “Ci aiuta a vivere meglio sia a livello fisico sia a livello psicologico. Ma non è ancora sufficientemente conosciuta. È importante quindi diffondere l’informazione corretta nella popolazione generale e, soprattutto, fornire strumenti adeguati ai medici e alle persone con HIV per poter accedere alla piena conoscenza di questo concetto”.
La chiave per garantire che la carica virale rimanga soppressa è, però, l’aderenza alla terapia. Se la terapia non è assunta correttamente secondo lo schema terapeutico concordato dal medico, il virus riesce nuovamente a replicarsi e produrre nuova progenie (nuove copie virali). Questa nuova progenie può contenere delle mutazioni che possono renderla resistente ai farmaci che così diventano inefficaci. “Una volta che il virus ha ‘imparato’ a rendere inefficace un farmaco, non lo dimentica più. Ecco perché la resistenza ai farmaci limita le opzioni terapeutiche disponibili e può rendere più complessa la gestione dell’infezione”, dice Simone Lanini, Professore Associato in Malattie Infettive Università degli Studi di Udine.
“A voce alta”
Il tema dell’aderenza e dello sviluppo di resistenze sono al centro del primo podcast della serie “A Voce Alta – Dialoghi sull’HIV”, realizzata da OnePodcast in collaborazione con Gilead Sciences. Il Podcast fa parte dell’iniziativa “HIV. Parliamone ancora!” che rientra nella più ampia campagna “HIV. Ne parliamo?”. Accanto al podcast, on line su tutte le piattaforme a partire dal 20 giugno, sarà disponibile un nuovo opuscolo informativo per i medici sul rischio di sviluppo di resistenze , mentre la landing page della campagna – hivneparliamo.it – si arricchirà di nuove storie dedicate a queste tematiche e ad altri aspetti legati alla qualità di vita.
In autunno, infine, è prevista l’uscita di una seconda puntata della serie dedicata alle persone che hanno appena ricevuto una diagnosi di infezione da HIV e un nuovo opuscolo su questa stessa tematica. Con questa nuova iniziativa si ampliano così gli strumenti della campagna “HIV. Ne parliamo?” per la promozione del dialogo fra i medici e le persone con HIV.
“Il dialogo fra medico e paziente deve essere franco, aperto e bidirezionale – afferma Giuseppe Lapadula, Ricercatore Malattie Infettive Università degli Studi Milano-Bicocca -Talvolta, in questo senso, può essere utile coinvolgere figure esterne, come lo psicologo. Posto che difficilmente la modifica della terapia è il “magic bullet” che risolve i problemi di mancata aderenza, adattare la terapia alle abitudini di chi la assume, e non viceversa, aumenta le probabilità che questa venga assunta correttamente”.
“Da oltre 35 anni siamo accanto alle persone con HIV, offrendo loro i risultati della nostra ricerca e il nostro supporto per migliorare la loro qualità di vita – conclude Gemma Saccomanni, Senior Director Public Affairs Gilead Sciences – E se all’inizio di questo percorso il nostro impegno era tutto focalizzato nel trovare soluzioni salvavita, ora che le abbiamo trovate e le persone con HIV possono avere un’aspettativa di vita paragonabile a chi non ha l’infezione, è nostro dovere impegnarci a migliorare la qualità di questo tempo, sviluppando soluzioni terapeutiche sempre più efficaci e promuovendo una corretta informazione e un maggior dialogo tra medici e pazienti. La campagna “HIV. Ne parliamo?” è un’iniziativa fondamentale in questo senso perché offre strumenti concreti a clinici e pazienti per costruire un rapporto di fiducia e migliorare la relazione di cura a favore delle persone che vivono con HIV”.