(Reuters Health) – Secondo un’analisi secondaria condotta sullo studio per la prevenzione dell’epatite B (chiamato ANRS HB03 VIHVAC-B), con quattro somministrazioni tramite iniezione intramuscolo, il vaccino HBV migliora la risposta anticorpale nei pazienti affetti da HIV – 1. “Questi risultati confermano che un regime di quattro dosi induce una più alta sieroconversione, ma anche una protezione più ampia e duratura in questi pazienti”, commenta Odile Launay, dell’ospedale Cochin presso l’Università Cartesiana di Parigi, autore della ricerca.
Lo studio
La ricerca, che si è svolta in un arco temporale di 28 settimane, ha valutato il miglioramento della risposta anticorpale sulla base di 3 diverse schede vaccinali: 4 iniezioni intramuscolo (IM) di doppia dose di vaccino (40 mcg), 4 iniezioni intradermiche (ID) a basso dosaggio (4 mcg) e lo schema vaccinale considerato standard contro l’epatite B. I dati prodotti sulla risposta immunitaria a lungo termine (42 mesi) sono stati pubblicati dalla rivista online JAMA Internal Medicine. Dopo 42 mesi la percentuale dei soggetti considerati responders era del 41% nel gruppo standard, del 71% in quello sottoposto a doppia dose con IM e del 44% in quello a basso dosaggio tramite ID. Differenze sono state osservate anche in termini di durata della risposta immunitaria: più di 35 mesi nei soggetti con doppia dose rispetto ai 10,5 e 8,7 mesi rispettivamente del gruppo standard e di quello a basso dosaggio.
Durante il follow-up, i titoli anticorpali sono tuttavia scesi di più del 90% in tutti e tre i gruppi. Un dato clinico, quest’ultimo, che i ricercatori ancora non sanno spiegare. Sempre durante il follow-up, non si sono verificate reazioni avverse attribuibili alla vaccinazione anti HBV.
Le conseguenze cliniche
La posizione dei medici guidati da Launay è quella di favorire la somministrazione intramuscolare di 4 dosi rispetto alla schedula vaccinale standard “poiché – spiega il clinico – è importante prevenire l’epatite B in questi pazienti che sono molto esposti al virus”. Secondo gli autori dello studio “sono necessarie ricerche ulteriori per valutare la protezione clinica data da una risposta immunitaria più alta nella vaccinazione anti HBV”. Secondo José Ignacio Vargas, medico dell’Università cattolica Pontificia di Santiago del Cile, ed esperto che ha studiato la vaccinazione antiepatite B nei pazienti con HIV 1 “fino a quando non ci saranno nuovi dati, i medici dovrebbero impegnarsi affinché a questi pazienti sia garantita un’ampia protezione dal virus HBV. Questo studio dimostra come nonostante l’elevato titolo anticorpale raggiunto a seguito della vaccinazione, lo stesso decada nel follow-up”. E aggiunge: “Ciò che resta ancora insoluto è come poter proteggere dal virus dell’epatite questi pazienti il cui stato immuno-virologico è molto debole”.
Fonte: JAMA Internal Medicine online 2016
Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Sciences)