Un italiano su cinque è convinto che l’Herpes zoster sia una patologia contagiosa. Ma questa non è l’unica falsa credenza diffusa tra la popolazione: il fuoco di Sant’Antonio, infatti, è considerato da tanti un rischio molto remoto per la salute. Eppure non è così. “Questa patologia rappresenta una minaccia per il soggetto adulto e può essere pericoloso per i pazienti fragili e ancora di più per quelli immunocompromessi”, spiega Francesco Vitale, professore ordinario di Igiene all’Università di Palermo, alla vigilia della Shingles Awareness Week. La settimana internazionale di sensibilizzazione sull’Herpes zoster 2024 sarà inaugurata il 26 febbraio e terminerà il 3 marzo: si tratta di una campagna condotta da GSK in collaborazione con la Federazione Internazionale sull’Invecchiamento (IFA), nato con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e affrontare la mancanza di conoscenze sui rischi e sull’impatto dell’Herpes zoster.
Il sondaggio GSK
Per l’occasione, anche quest’anno, GSK ha condotto un sondaggio per valutare quanto gli italiani siano correttamente informati sull’Herpes zoster, sui suoi rischi e, soprattutto, sull’importanza della vaccinazione, la più importante arma di prevenzione. GSK, per la sua ricerca, ha intervistato 3.500 persone dai 50 anni in su che vivono in 12 diversi Paesi. Sull’utilità della vaccinazione la popolazione risulta abbastanza informata: il 76% degli intervistati pensa che vaccinarsi sia il modo migliore per prevenire il fuoco di Sant’Antonio. “La vaccinazione per l’Herpes zoster è prevista nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale e inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). È gratuita, sicura e raccomandata nelle persone con 65 anni di età o negli individui a rischio, anche se più giovani”, continua il professore Vitale.
La vaccinazione
“Oggi è a disposizione un vaccino che consente di prevenire questa patologia, che può avere un profondo impatto sulla vita delle persone e delle loro famiglie – sottolinea Sara De Grazia, responsabile medico scientifico GSK area vaccini -. Per questo, è importante che la popolazione adulta e in particolare i soggetti fragili e a rischio si rivolgano al proprio medico di fiducia per avere indicazioni su come riconoscere, comprendere e ridurre il rischio di sviluppare questa malattia debilitante”. Per la dottoressa Tecla Mastronuzzi, medico di medicina generale di Bari, socia SIMG e responsabile nazionale della Macroarea Prevenzione della SIMG, “l’Herpes zoster è un incidente che nel corso della vita può capitare a chiunque”.
Non è una malattia della terza età
Circa un individuo adulto su tre è a rischio di sviluppare un episodio di Herpes zoster nel corso della propria vita. L’incidenza e la gravità aumentano con l’età con un incremento dopo i 50 anni, arrivando ad un individuo su due nei soggetti di età ≥ 85 anni. La malattia si associa ad una pessima qualità di vita e per periodi prolungati assorbe molte risorse del Servizio sanitario nazionale in termine di visite, accertamenti e cure. “Non colpisce esclusivamente i pazienti più anziani – sottolinea il responsabile nazionale della Macroarea Prevenzione della SIMG – anche la terza età, la presenza di o più malattie concomitanti e l’assunzione di farmaci che interferiscono sul sistema immunitario possono rendere il soggetto più vulnerabile. È una patologia che può manifestarsi con numerose complicanze e – avverte a la dottoressa Mastronuzzi – non si tratta solo del forte dolore che lo caratterizza, ma anche di un aumento del rischio cardiovascolare”.
Una patologia dolorosa
L’Herpes zoster è la riattivazione del virus varicella Zoster che colpisce le strutture nervose. Alla riattivazione, di solito, si associa una dolorosa eruzione cutanea che, nonostante possa manifestarsi in qualsiasi parte del corpo, compare più frequentemente su un solo lato del torace o dell’addome sotto forma di una singola striscia di vescicole. Che l’Herpes zoster possa provocare non poco dolore gli italiani lo sanno bene: l’eruzione cutanea dolorosa, infatti, è il segno chiave per il 76% degli intervistati al sondaggio GSK, per il 63% è anche pruriginosa. Il 38% parla genericamente di dolore ai nervi. C’è confusione, invece, sulle età a rischio: il 41% colloca la comparsa del quadro soprattutto tra i 50 e i 70 anni, mentre il 40% pensa che lo Zoster possa insorgere ad ogni età. Il 7% pensa siano a rischio soprattutto gli over 70.
Le complicanze
“Le complicanze della malattia possono essere molto serie e in alcuni casi fatali – continua la dottoressa Mastronuzzi -. La più comune è la nevralgia post-erpetica, con un’incidenza che aumenta parallelamente con l’età. Si tratta di un dolore molto forte a livello del nervo coinvolto, che perdura per almeno 90 giorni dopo l’eruzione cutanea. Poi c’è la sindrome di Ramsay Hunt, quando l’infezione coinvolge il nervo facciale, vicino all’orecchio causando paralisi facciale e perdita dell’udito. Ancora, infezione degli occhi e perdita della vista, infezione batterica delle vescicole, cicatrici permanenti, infiammazione di polmoni, fegato, meningi ed encefalo”.
Il ruolo delle Associazioni dei pazienti
Accanto a medici e specialisti, sono protagoniste della settimana internazionale di sensibilizzazione sull’Herpes zoster anche le Associazioni dei pazienti. “Le associazioni hanno il dovere di sostenere le campagne di prevenzione – dice Antonella Celano, presidente APMARR, l’Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare APS ETS -. I nostri associati hanno dei bisogni medici che vanno oltre il trattamento delle patologie reumatologiche proprio perché esprimono una fragilità particolare che va ridotta con il ricorso a tutti i mezzi disponibili, a partire dalla stessa prevenzione vaccinale. Per questo siamo impegnati, da quarant’anni, nel contribuire a diffondere una cultura della prevenzione a tutela soprattutto delle persone fragili e con patologie reumatologiche anche mediante l’organizzazione di eventi sul territorio e la diffusione di comunicazioni informative e scientifiche sul tema delle vaccinazioni contro l’Herpes zoster”.
Nel doppio ruolo di Medico di Medicina Generale e Patient advocate per Fondazione IncontraDonna, anche Maria Laura Tini sottolinea l’importanza delle vaccinazioni: “I vaccini sono presidi indiscutibili – dice -. In veste di paziente oncologica e quindi ‘fragile’ ho necessità di informarmi e di essere guidata in un percorso di prevenzione secondaria da tutti gli attori sanitari: il mio Medico di Medicina Generale, l’oncologo, l’infermiere, l’assistente sanitario, il farmacista, le associazioni dei malati oncologici, la mia ASL”.
Cancro e diabete
Sono numerose le evidenze scientifiche che mostrano l’importanza della vaccinazione per le categorie fragili. L’anziano va incontro a immunosenescenza (fisiologico declino delle funzionalità del sistema immunitario), oltre ad essere più a rischio di immunocompromissione per presenza di patologie o terapie in atto. Sulla base delle evidenze scientifiche, derivate dagli studi condotti con i vaccini attualmente disponibili e in accordo con le raccomandazioni nazionali ed internazionali, la SIGG raccomanda la vaccinazione anti-Herpes Zoster nella pratica clinica come opportunità di prevenzione a livello individuale (Fonte: Position Paper SIGG). Oltre ad essere consigliata agli over-65 la vaccinazione è raccomandata, e offerta in maniera gratuita, anche ai soggetti con patologie croniche, tra cui il diabete mellito. Esistono infatti precise evidenze cliniche che mostrano come la presenza di diabete aumenti il rischio sia di sviluppare l’infezione da Herpes Zoster sia di trovarsi ad affrontare la nevralgia post-erpetica, ovvero la sua temibile complicanza. Le condizioni di immunodepressione per patologia o per trattamenti in corso amplificano il rischio di sviluppare l’infezione da virus Varicella-Zoster. Le statistiche dicono che l’incidenza di Herpes Zoster in pazienti affetti da neoplasie ematologiche è, ogni anni, di 31 soggetti ogni mille.
Malattie reumatologie, BPCO e Covid-19
È importante proteggere i pazienti con malattie reumatologiche, ad esempio se soffrono di LES (Lupus Eritematoso Sistemico), una review sistematica del 2021 mostra che il rischio di Herpes Zoster in questi pazienti aumenta del 150% rispetto alla popolazione di confronto. I pazienti con BPCO – broncopneumopatia cronica ostruttiva – hanno complessivamente un rischio aumentato del 41% di sviluppare Herpes Zoster rispetto alla popolazione generale. Inoltre, il rischio raddoppia nei pazienti che assumono steroidi inalatori e triplica nei pazienti che assumono steroidi orali rispetto agli individui sani. Infine, il primo studio di coorte retrospettivo su larga scala che ha preso in esame circa due milioni di statunitensi over-50 tra il marzo 2020 e il febbraio 2021 ha dimostrato che i soggetti di età pari o superiore a 50 anni che hanno contratto Covid-19 presentano un rischio significativamente aumentato di sviluppare Herpes Zoster fino a 6 mesi dopo la diagnosi da Covid-19.
di Isabella Faggiano