L’emergenza sanitaria ha costretto le Regioni ad affrontare una situazione del tutto nuova che ha coinvolto anche i servizi farmaceutici, chiamati a uno sforzo eccezionale. Ora, passata la fase più dura, è il momento di ragionare sulle necessità emerse e elaborare nuove strategie.
Il Pnrr ha posto l’asticella molto in alto sul piano organizzativo, puntando a un cambio di paradigma che intende spostare l’attenzione principalmente sul territorio. Proprio perché il servizio farmaceutico è trasversale, sarà coinvolto in modo importante nella costruzione di questa nuova prospettiva. Alla prima puntata del Regional Summit dedicato alla Governance delle politiche farmaceutiche delle Regioni, realizzato con il sostegno incondizionato di Bayer, hanno partecipato le responsabili di Piemonte, Liguria, Sardegna e Lazio per capire quali sono state le lezioni apprese e quali le sfide future.
Dematerializzazione spinta
Tutte le partecipanti hanno riconosciuto una certa difficoltà iniziale nell’approvvigionamento di alcuni farmaci e dispositivi medici, che le Regioni sono riuscite a garantire grazie alla collaborazione con Aifa e con i fornitori privati.
Oltre agli ordini, l’altra difficoltà emersa in tutte le realtà riguarda l’accesso ai farmaci, soprattutto per i pazienti cronici, che si sono visti sospendere i follow up e spesso anche le prime visite. “Nei prossimi mesi ci ritroveremo probabilmente con picchi in alcune patologie, non perché siano davvero aumentate, ma perché c’è stato un anno di stop – prevede Donatella Garau, del Servizio Qualità dei servizi e Governo clinico, Regione Sardegna – Questo trend si è riflettuto sulla spesa sanitaria facendola diminuire”.
Questa situazione ha spinto le Regioni che ancora non l’avevano attuata a una forte dematerializzazione della ricetta: “Siamo stati costretti, in poche settimane, ad attuare un passaggio culturale che non eravamo riusciti a portare a termine in anni”, afferma Garau. In questo momento in Sardegna c’è ancora il promemoria cartaceo, che però sarà digitalizzato nei primi mesi del 2022 grazie all’avvio del Registro fustelle.
Verso un nuovo sistema organizzativo
Il Pnrr spinge verso la territorialità del sistema sanitario. Questo significa che anche il farmaco dovrà essere in grado di uscire dall’ospedale. “Noi stiamo organizzando équipe ospedaliere che si recano nelle Rsa e nelle case di riposo: dove ci sono pazienti da seguire è l’ospedale a spostarsi”, rende noto Lorella Lombardozzi, dirigente Area politica del farmaco, Regione Lazio.
E per Laura Poggi, responsabile Assistenza farmaceutica, integrativa e protesica, Regione Piemonte, “è fondamentale liberare gli ospedali dal carico di lavoro non appropriato, cioè quello che riguarda i cronici”. Ovviamente, in quest’ottica, anche le terapie dovranno essere pensate per una somministrazione non ospedaliera: “Stiamo andando sempre di più verso formule orali o sottocutanee, ma non dobbiamo dimentica che anche in questi caso il paziente va seguito e monitorato e occorrono gli strumenti tecnologici per farlo”.
Il legame ospedale-territorio si rafforza anche a colpi di informatica: “Dev’essere un meccanismo bidirezionale, dove dati e informazioni vanno dai centri specializzati alla medicina del territorio e viceversa – afferma Barbara Rebesco, direttore Sc Politiche del farmaco, dispositivi medici, protesica ed integrativa, Regione Liguria – Con i nuovi farmaci si tratta di disegnare un nuovo modello organizzativo che coinvolga varie figure professionali. Lo abbiamo visto con la Car-T e ora con i farmaci agnostici: l’erogazione del farmaco è solo uno dei passaggi che arriva in coda a un processo che prevede il lavoro di squadra”.
Rebesco ha poi raccontato di come, con gli anticorpi monoclonali, “sia stato fondamentale avere un supporto informatico che permettesse l’accesso sia del medico di medicina generale sia dello specialista, in modo da garantire una presa in carico tempestiva dove necessario”.
Quali sfide
Lavoro in rete, dematerializzazione spinta e aumento dei posti nelle specialità di Farmacia ospedaliera. Sono queste le sfide che attendono il Ssn in un futuro che è già presente. “Oltre alla medicina del territorio, ritengo sia fondamentale coinvolgere maggiormente anche le farmacie del territorio – sostiene Garau – Durante la pandemia hanno dimostrato di saper assolvere perfettamente ai loro compiti e permettere loro di somministrare per esempio vaccini contro il Covid o l’influenza fa risparmiare il sistema e restituisce professionalità a una categoria”.
Lavorare in rete significa anche incontrare i diversi attori del territorio: “Noi per esempio ci vediamo ogni mese e mezzo con le società scientifiche della diabetologia e con le associazioni di pazienti – racconta Lombardozzi – Questo è stato fondamentale per capire che le problematiche maggiori, oggi, sono sul territorio. È lì che dobbiamo intervenire”.
E poi il nodo informatico: “Stiamo lavorando per migliorare la logistica in reparto – afferma Poggi – affinché in tutti ospedali piemontesi sia possibile tracciare la prescrizione del singolo paziente per ridurre il rischio clinico, gli sprechi e per avere anche dati in tempo reale anche delle somministrazioni in ambito ospedaliero”.
A questo proposito Robesco ha inserito tra i suoi desiderata “l’interoperabilità delle varie piattaforme. È necessario che queste dialoghino, altrimenti non riusciremo a velocizzare e tracciare i processi gestendo dati in tempo reale”.