(Reuters Health) – Se sia la causa o l’effetto non è chiaro, ma il morale alto sembra andare di pari passo con la longevità. È quanto sostiene uno studio scandinavo, pubblicato su Age and Ageing online lo scorso 15 marzo. Tra gli adulti svedesi e finlandesi che hanno partecipato allo studio, tutti almeno 85enni, i più pessimisti avevano quasi il doppio del rischio di morire nei successivi cinque anni se confrontati con i più ottimisti. Questa statistica si è confermata anche dopo che i ricercatori avevano considerato età, salute e altri fattori.
I ricercatori hanno seguito 646 persone con un’età media di 89 anni, abitanti nel nord della Svezia e nell’ovest della Finlandia. Di questi il 30% era ospite di case di riposo. Dal 2000 al 2002 e dal 2005 al 2007, i partecipanti hanno risposto a 17 domande al telefono o di persona sui loro livelli di agitazione, solitudine e insoddisfazione crescente con l’età. Lo studio ha analizzato anche dati contenuti in registri civili per monitorare malattie e decessi.
Nel primo giro di interviste, 302 persone hanno mostrato di avere un morale alto, 203 un umore moderato e 141 un morale basso. Tra gli anziani dagli 85 anni in su, coloro che si sentivano ottimisti riguardo alla vita e avevano un qualcosa che li spingeva a guardare avanti, vivevano in media cinque anni in più della loro controparte pessimista.
John Niklasson, geriatra della Umeå University in Svezia autore principale dello studio, ha affermato di essere stato incuriosito dalla differenza di morale evidenziata nei pazienti anziani e si è chiesto se rafforzare il loro spirito potesse allungare le loro vite. Niklasson e gli altri autori hanno definito il morale alto come: “ottimismo sul futuro riguardante i problemi e le opportunità associati alla vita e all’età” e hanno usato una scala del morale disegnata per gli anziani per capire se, un atteggiamento ottimistico, può favorire la sopravvivenza.
Precedenti ricerche hanno rilevato che le persone con un morale alto si sentono meglio, ma gli autori hanno voluto testare la teoria sugli ultra-anziani. I partecipanti anziani con un morale alto tendevano ad essere più giovanili di quelli più pessimisti e ad usare meno farmaci. Inoltre, in molti casi non vivevano in case di riposo o da soli ed erano socialmente meno isolati o malnutriti di quelli con il morale basso o moderato.
Queste persone erano anche più efficienti, si ammalavano di meno e mostravano una visione del mondo migliore rispetto ai loro coetanei pessimisti. Al quinto anno di follow-up, il 56% del gruppo con un morale alto era ancora vivo, rispetto al 32% di quello con un umore basso e al 39% del gruppo moderato. Il gruppo più numeroso aveva più chance di sopravvivere anche dopo che i ricercatori avevano incluso fattori come età, sesso, problemi di vista e udito, operatività quotidiana e stato generale di salute.
I ricercatori hanno riconosciuto che un quarto degli anziani che potevano partecipare allo studio non ha risposto ai questionari e molti di loro risultavano più malati e con un’elevata proporzione di demenza rispetto al gruppo di studio. Pertanto, i risultati non possono essere generalizzati a tutti gli anziani. Lo studio non ha valutato i tratti della personalità, che sono tra i tanti fattori che possono influenzare il morale con il passare degli anni.
Inoltre, i risultati implicano che se livelli moderati e bassi di morale possono essere innalzati con un intervento appropriato, ciò non migliorerebbe solo il benessere generale, ma potrebbe aumentare anche la sopravvivenza.
Janice Neumann
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)