Esiste una scarsa consapevolezza sulla meningite da meningococco e sui sintomi che caratterizzano le fasi iniziali della patologia, spesso rapidissima ad evolvere in poche ore. Questo è il macro-dato che emerge da un sondaggio condotto da Ipsos su oltre 4.000 genitori in USA, Brasile, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Italia.
Il nostro Paese appare all’avanguardia, con nove genitori su dieci che non si rivolgono al “Dottor Google” o alla “Vox populi”, ma si affidano al pediatra per avere notizie sulla patologia e per le scelte di vaccinazione.
I risultati del sondaggio vengono resi noti in occasione della Giornata mondiale della meningite, il 5 ottobre 2023. È una giornata importante, che mira ad aumentare la consapevolezza e la comprensione globale della meningite, sottolineando al contempo l’importanza di attuare la Road Map dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per sconfiggere la meningite entro il 2030.
Il quadro della situazione
Ogni anno a circa 2,5 milioni di persone viene diagnosticata la meningite. In particolare la malattia meningococcica invasiva descrive due principali malattie causate dal batterio Neisseria meningitidis o meningococco: meningite e setticemia. La meningite è motivo di particolare preoccupazione e si stima che ogni anno venga diagnosticata a 1,2 milioni di persone. Fino a una persona su sei che contrae questo tipo di meningite muore: i decessi ammontano a circa 135.000 all’anno.
Dei genitori intervistati in tutta la survey, meno della metà (48%) ha detto di sapere che la meningite può portare alla morte e quasi un terzo (28%) ha affermato di non avere alcuna conoscenza della patologia.
La meningite può essere una patologia difficile da diagnosticare perché i segni e i sintomi sono spesso simili a quelli di altre malattie.
Almeno un sopravvissuto a malattia meningococcica invasiva su cinque può presentare gravi effetti a lungo termine come cicatrici cutanee, amputazione/i degli arti, perdita dell’udito, della vista, della memoria e danni cerebrali.
I dati della survey in Italia. Luci con qualche ombra
Ogni anno in Italia oltre 1000 persone contraggono la meningite e circa una persona ogni due viene colpita da meningite meningococcica. In particolare, i sierogruppi B e C sono particolarmente diffusi nel nostro Paese. Secondo i dati epidemiologici dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), la meningite meningococcica provoca il decesso nell’8-14% dei pazienti colpiti. In assenza di cure adeguate, il tasso di mortalità sale addirittura al 50%.
Quanto al sierotipo B, oltre ad essere particolarmente aggressivo con altissima letalità, è responsabile da solo di circa l’80% dei casi in età pediatrica, con una massima incidenza soprattutto nel primo anno di vita, tra il 4° e l’8° mese. Questi i dati dell’ISS e del Comitato Nazionale Contro la Meningite.
Dall’indagine IPSOS emergono alcuni dati apparentemente contrastanti, che rivelano come sia importante continuare a sensibilizzare sui rischi legati a questa patologia e sulle modalità di prevenzione vaccinale.
Tra gli aspetti postivi, certamente figura quello già citato che indica come 9 genitori su 10 seguano il pediatra per le scelte vaccinali e si affidino alle sue indicazioni. Per questo, l’88% degli intervistati considera la vaccinazione “cosa buona e giusta” per i suoi bambini.
L’attenzione alle indicazioni degli esperti si conferma anche quando si analizzano le fonti più autorevoli per le decisioni dei genitori sulla salute: i professionisti sanitari, come detto, sono la voce più ascoltata.
Rispetto ad altri Paesi, solo il 29% dei genitori si affida ad internet. Siamo invece a 1 su 2 nel Regno Unito e al 43% in Germania, mentre in Francia la percentuale di chi si affida al web cala al 21% e poco più di 3 genitori su 10 chiedono informazioni ai familiari.
Il rapporto privilegiato con il pediatra diventa anche la chiave per comprendere come mai il 79% degli italiani intervistati riconosce la malattia e ne percepisce la gravità. È la percentuale più elevata in Europa. In Spagna si viaggia poco sopra il 70% e in Francia si scende al 64%.
Infine, più di 8 italiani su 10 (81% del totale degli intervistati) sa che esiste un vaccino ed è disponibile, ma una persona su due non sa che ci sono vaccini specifici per i diversi ceppi, anche perché la conoscenza sui vari tipi di meningococco è davvero ridotta.
Quasi uno su tre riconosce esistenza di A B e C ma solo circa uno su cinque sa che esistono W e Y. E questo, ovviamente, incide anche sulla percezione dell’importanza di vaccini specifici per questi batteri.
“Questi dati confermano che c’è ancora strada da fare per sensibilizzare le persone sul rischio legato alla meningite da meningococco ed alla conseguente malattia invasiva, oltre che sulla possibilità di prevenire l’infezione attraverso la vaccinazione, sulla base delle indicazioni del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale – commenta Sara De Grazia, Medical Head Vaccini GSK Italia – In occasione della Giornata Mondiale dedicata alla meningite è importante riportare l’attenzione su questa malattia che, oltre a poter essere mortale, può lasciare sequele pesanti e invalidanti su chi sviluppa i quadri più gravi”.
GSK Italia e i vaccini contro la meningite
In Italia GSK dispone di centri ricerche per i vaccini e la salute globale a Siena e di due siti produttivi (Parma, Rosia).
Il centro GSK di Siena dedicato alla ricerca e sviluppo, insieme al sito produttivo della vicina località di Rosia, rappresentano da oltre cento anni un’eccellenza nel panorama della vaccinologia internazionale. Congiuntamente, i due siti costituiscono un’unica entità che copre tutte le fasi della messa a punto di un vaccino e, negli anni, hanno sviluppato progetti strategici con un particolare focus sui vaccini batterici. Impiegano complessivamente oltre 2500 collaboratori provenienti da tutto il mondo, con più di 60 milioni di Euro investiti in media ogni anno in impianti, macchinari e nuove tecnologie.
ll campus di Siena è uno dei principali centri GSK per la ricerca e sviluppo di vaccini batterici a livello mondiale, con un focus particolare su meningococco, pneumococco con tecnologia MAPS (Multiple Antigen Presentation System) e anticorpi monoclonali (mAbs). Il centro si occupa inoltre dello sviluppo di vaccini e mAbs contro batteri resistenti agli antibiotici (AMR).
A Siena è presente anche il GSK Vaccines Institute for Global Health (GVGH), l’unico istituto in GSK che sviluppa vaccini contro le malattie infettive che colpiscono maggiormente le comunità più povere del pianeta. Il campus di Siena è stato il primo al mondo a sviluppare il vaccino contro la pertosse, il vaccino antinfluenzale con adiuvante, il vaccino pediatrico tetravalente contro i ceppi ACWY della meningite e quello contro la meningite B, attraverso l’innovativa tecnica della reverse vaccinology. Si tratta di una tecnica innovativa basata sul sequenziamento del genoma dei patogeni. Grazie a questo approccio è stato possibile sviluppare vaccini impossibili da realizzare con le tecnologie convenzionali.
Rosia, centro di eccellenza per la produzione dei vaccini batterici, è l’unico al mondo dove si producono vaccini contro tutti i principali ceppi del meningococco (A, B, C, W, Y) e altri vaccini di grande rilevanza come quello contro l’Herpes Zoster e il virus respiratorio sinciziale (RSV). Nel 2022 il sito ha prodotto circa 30 milioni di dosi di vaccino, distribuite in circa 60 paesi nel mondo.