La contaminazione del ghiaccio per uso alimentare rappresenta ”una preoccupazione sanitaria a livello mondiale” e con il caldo aumenta il consumo di bevande con cubetti di ghiaccio che viene direttamente ingerito, come avviene nei crudi di pesce spesso adagiati su letti di ghiaccio. A sottolinearlo, sul proprio sito, è l’Istituto nazionale Ghiaccio alimentare (Inga) nel ricordare che ”l’unico efficace modo per proteggersi completamente dal rischio di ghiaccio contaminato è quello di acquistarlo confezionato da un affidabile produttore di ghiaccio confezionato, reperibile ormai in molti supermercati”.
Per quanto riguarda, invece, l’uso di ghiaccio nei locali, alimentari e simili ”è buona norma – continua l’Inga – sincerarsi che nel servire ghiaccio insieme alle bevande o nell’uso per la conservazione dei cibi, questi si riforniscano di ghiaccio confezionato prodotto da aziende certificate e comunque membro dell’Ipia (International Packaged Ice Association) o per l’Europa da un membro dell’Epia (European Packaged Ice Association)”. Il ghiaccio alimentare è quello preparato con acqua giudicata potabile dall’Ufficiale Sanitario e che alla fusione si riduce in acqua egualmente potabile.
”Si è riscontrato – afferma l’Istituto Nazionale Ghiaccio Alimentare che è un Ente No Profit, con sede a Roma – che spesso bar, discoteche, ristoranti, alimentari e operatori del settore turistico – ricettivo in generale producano ghiaccio che nel 90% dei casi non rientra nella definizione di ghiaccio alimentare”. Da qui l’iniziativa ”Ghiaccio sicuro”, la presentazione domani a Milano, presso la sede di Nfi – Nutrition Foundation of Italy, di un manuale di buone prassi, inedito a livello europeo e comunitario, ideato per normare la produzione, la conservazione e l’impiego di ghiaccio per uso alimentare (ristorazione anche ambulante, bar, locali notturni, punti vendita alimentari di prodotti ittici, ecc.).