(Reuters Health) – Uno studio condotto negli Stati Uniti ha riscontrato che nelle donne che non presentano celiachia nell’anamnesi, il consumo di alimenti con glutine non ha effetti negativi sulla funzione cognitiva.
I ricercatori – guidati da Andrew Chan, professore presso la Harvard Medical School e gastroenterologo al Massachusetts General Hospital di Boston – hanno esaminato i dati relativi a 13.494 donne (età media 60,6 anni) partecipanti al Nurses’ Health Study II senza una diagnosi di celiachia al basale o successivamente.
L’apporto di glutine è stato calcolato in base a questionari sulla frequenza degli alimenti ogni quattro anni, fino al 2015, e i punteggi cognitivi standardizzati sono stati stimati in base ai punteggi annuali dal 2014 al 2019 ottenuti nella Cogstate Brief Battery per velocità psicomotoria e attenzione, apprendimento, memoria di lavoro e cognizione globale.
L’assunzione media di glutine è stata di 6,3 grammi al giorno. Non vi erano differenze significative nei punteggi cognitivi standardizzati tra il quintile più alto e quello più basso di consumo di glutine.
“Abbiamo riscontrato che nei soggetti che non presentavano celiachia nell’anamnesi, una dieta a basso contenuto di glutine non si associava ad alcun miglioramento nella funzione cognitiva”, dichiara l’autore principale dello studio, Andrew Chan.
L’assenza di associazioni tra assunzione di glutine e funzione cognitiva è rimasta anche quando i ricercatori hanno aggiustato l’analisi per focalizzarsi sulle principali fonti di glutine alimentare come cereali raffinati o cereali integrali. Inoltre, non sono emerse correlazioni quando i ricercatori hanno escluso la sottocategoria di donne che hanno ricevuto una diagnosi di demenza, hanno segnalato di avere un tumore o non sono riuscite a completare tutte le valutazioni alimentari durante il follow-up.
Fonte: JAMA Network Open
Lisa Rapaport
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)