Contrariamente a quanto affermano i luoghi comuni, il numero di coppie con un figlio che ha un padre biologico diverso da quello che lo alleva a sua insaputa è molto basso, circa l’1%. Ad affermarlo è una revisione degli studi più recenti sul tema di un ricercatore dell’università belga di Leuven pubblicata da Trends in Ecology & Evolution.
L’analisi
Stime precedenti, basate soprattutto sul comportamento di altri animali, avevano teorizzato che il tasso di figli nati in modo fedifrago fosse del 10-20%, comportamento giustificato con l’esigenza biologica di avere una prole con una maggiore diversità genetica. Lo stesso team di Leuven, coordinato da Maarten Larmuseau, nel 2013 aveva studiato il problema su un campione di 1.500 uomini, confrontando il Dna di persone che avevano un antenato in comune e verificando che il tasso di ‘infedeltà’ è rimasto di circa l’1% negli ultimi 500 anni.
“Successivamente altri tre studi hanno confermato tutti questa cifra – scrivono gli autori – Il tasso è risultato dello 0.9% negli ultimi 300 anni su un campione di Afrikaner in Sud Africa, dell’1,2% negli ultimi 400 anni in una popolazione dell’Italia del nord e tra lo 0,6 e l’1,7% negli ultimi secoli in Catalogna”. Il risultato, concludono gli autori, suggerisce che i vantaggi dal punto di vista evoluzionistico sono annullati dai rischi di un minore coinvolgimento paterno. “I potenziali benefici genetici potrebbero essere annullati dai potenziali costi del venire scoperti, particolarmente in specie che vivono a lungo come gli umani, con una grande dipendenza dei figli e un massiccio investimento familiare”.