(Reuters Health) – I sintomi della fibrillazione atriale (FA) differiscono nei due sessi, manifestandosi con differenze di genere. Un ampio studio osservazionale, pubblicato su JAMA Cardiology, evidenzia che rispetto agli uomini, le donne affette da fibrillazione atriale hanno più sintomi e una qualità di vita più scadente, però presentano anche un rischio di mortalità ridotto. «Sebbene le donne colpite da fibrillazione atriale siano più sintomatiche, abbiamo un più elevato rischio di ictus e una peggiore qualità della vita – sottolinea Jonathan P. Piccini della Duke University Medical Center di Durham in North Carolina – se la cavano meglio perché hanno una maggiore sopravvivenza».
Lo studio
Nell’articolo pubblicato online il 18 maggio, il team di ricercatori della Duke University fa notare come ci siano ben documentate differenze di genere per altre malattie cardiovascolari ma queste sono state descritte raramente per la fibrillazione atriale. Per questo motivo il team ha preso in esame i dati di un registro nazionale contenente più di 10.000 pazienti ambulatoriali con pregressa fibrillazione atriale tra il 2010 e il 2011. I pazienti sono stati seguiti per 2,3 anni.
Nel complesso, il 42% di questi era di sesso femminile e di età superiore a quella dei maschi (77 vs 73), avevano anche una mediana di punteggi superiori per eventi cardio-vascolari (5vs 3) e meno apnee notturne; solo il 32,1% delle donne non presentava sintomi rispetto al 42,5% degli uomini, minore era il punteggio per la qualità di vita delle donne dovuta ai più gravi effetti legati alla FA.
I risultati
Nei quasi tre anni di follow up, le donne hanno presentato un minor rischio di mortalità per tutte le cause e di morte cardiovascolare (CV), però avevano un più elevato rischio di ictus ed embolia. «Le ragioni del paradosso ictus-sopravvivenza possono avere importanti implicazioni rispetto alle terapie utilizzate per la FA in entrambi i sessi – sottolinea Piccini – ad esempio, è possibile che la frequenza e la quantità delle terapie influenzino la progressione della malattia e la conseguente qualità di vita in modo diverso nei due generi». Secondo il dottor Rod S. Possnan della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago, autore di un editoriale di accompagnamento allo studio: «alle donne potrebbero essere offerti trattamenti meno aggressivi per curare la fibrillazione atriale, nonostante il fatto che esse accusino una maggiore sintomatologia e un più alto rischio CV rispetto agli uomini». Se uno dei goal della terapia per la fibrillazione atriale è quello di ridurre i sintomi, concludono gli studiosi, abbiamo necessità di comprendere meglio “come” e “perché” gli effetti della FA sono così diversi tra uomini e donne.
Fonte: JAMA Cardiology
David Douglas
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)