Il richiamo del vaccino contro la febbre gialla non è più necessario: la risoluzione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), entrata in vigore l’11 luglio 2016, ha infatti modificato il periodo di validità della vaccinazione, passato da 10 anni a tutta la vita. A segnalarlo è il Centro di epidemiologia e controllo dell’Istituto superiore di sanità sul suo sito, che riporta anche il testo di una circolare del ministero della Salute.
Potenziali rischi
Dallo scorso dicembre è in corso in Angola un’epidemia di febbre gialla, che si è rapidamente estesa a tutto il paese e alla confinante Repubblica Democratica del Congo. Il rischio di diffusione ad altri Paesi, soprattutto quelli confinanti, è considerato elevato.
Anche se l’Oms ha stabilito che al momento non rappresenta ancora un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, l’epidemia di febbre gialla in Angola e Repubblica Democratica del Congo è un grave evento di sanità pubblica e richiede l’applicazione di misure di controllo, come il rafforzamento della sorveglianza, campagne di vaccinazione di massa, lotta ai vettori e l’assicurazione che tutti i viaggiatori, in particolare i lavoratori migranti, provenienti da o diretti in Angola e Congo siano vaccinati contro la febbre gialla.
Ambasciate e Consolati dovranno quindi richiedere il certificato di vaccinazione contro la febbre gialla prima del rilascio del visto per l’Italia ai cittadini provenienti da Angola e Congo. Inoltre, con l’estensione della validità della vaccinazione da 10 anni a tutta la vita, dall’11 luglio 2016, sia per i certificati esistenti che per quelli di nuova emissione, ai viaggiatori internazionali non potrà essere richiesta una vaccinazione di richiamo contro la febbre gialla, come requisito per l’ingresso in un paese, qualsiasi sia la data di emissione del loro certificato di vaccinazione contro la febbre gialla.