Si attivano sia quando si prova dolore sia quando si osserva il dolore altrui e si trovano nella corteccia cingolata del cervello: sono i neuroni a specchio delle emozioni. Scoperti nei topi, a 23 anni dalla scoperta tutta italiana dei neuroni a specchio dei movimenti, potrebbero essere presenti anche nell’uomo, risultando cruciali per comprendere i meccanismi dell’empatia che si inceppano in diverse malattie psichiatriche. A indicarlo è lo studio pubblicato su Current Biology dagli esperti dell’Istituto olandese per le neuroscienze.
Lo studio
Nei loro esperimenti, i ricercatori hanno registrato l’attività cerebrale di ratti a cui venivano mostrati altri loro simili sottoposti a deboli scosse dolorose: hanno così scoperto che la reazione di paura che li portava a immobilizzarsi, nasceva dall’attivazione degli stessi neuroni della corteccia cingolata che si accendono quando gli animali provano dolore sulla propria pelle. Inibendo l’attività di questi neuroni a specchio con un farmaco, i ratti spettatori non percepivano più il dolore altrui e non si immobilizzavano per la paura.
“La cosa più affascinante – sottolinea il coordinatore dello studio, Christian Keysers – è che tutto questo accade nella stessa regione del cervello sia nei ratti che negli umani. Abbiamo già dimostrato che l’attività della corteccia cingolata negli umani aumenta quando vediamo qualcuno che soffre, a meno che non parliamo di criminali psicopatici che mostrano un’evidente riduzione di questa attività”. Lo studio, dunque, potrebbe fare luce su questi disturbi mentali, ma non solo. “Ci dimostra anche che condividiamo i meccanismi fondamentali dell’empatia con animali come i ratti: l’empatia, la capacità di sentire le emozioni degli altri, è dunque profondamente radicata nella nostra evoluzione”.