Conoscere le procedure di screening e gestione delle forme di tubercolosi attiva e latente nei rifugiati dei paesi europei. Questo l’obiettivo della survey presentata durante il congresso annuale dell’European Respiratory Society (ERS) tenutosi a Londra nelle scorse settimane e pubblicata sulle pagine dell’European Respiratory Journal.
L’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO), da sempre impegnata a promuovere iniziative volte a sensibilizzare l’attenzione dei decisori politici nei confronti di questi problemi, ha voluto dare voce alla prima firma del lavoro, Giovanni Battista Migliori, Direttore del Centro di collaborazione OMS presso Fondazione Maugeri Tradate e Direttore del Centro Collaborazione ERS per la Tubercolosi. “Il lavoro è frutto della collaborazione fra l’European Respiratory Society (ERS), la Regione Europea dell’OMS e UNION, Unione Europea spiega Migliori.
Lo studio
“L’indagine ha preso le mosse dall’invio di questionari ai 38 rappresentati nazionali dei paesi afferenti alla Regione Europea dell’ OMS dove, secondo il documento “Tuberculosis surveillance and monitoring in Europe 2016”, pubblicato a marzo 2016, l’incidenza di casi di Tbc notificati nel 2014 nei Paesi Eu/Eea e nella maggior parte degli Stati membri dell’Oms, continua a mostrare un trend in diminuzione rispetto agli anni precedenti”.
Sono stati 36 i Paesi che hanno partecipato alla survey. Di questi 31 (86,1%) ha riferito attive procedure di screening e monitoraggio della tubercolosi attiva, 19 per la forma latente e 8 (22,2%) ha riportato i risultati ottenuti con il trattamento della forma latente. In 22 Paesi considerati (66,1%), nei centri di accoglienza dei rifugiati, vengono eseguiti test di screening sia per la forma attiva che per quella latente. “Dall’indagine è emersa una non ottimale attenzione alle misure di contenimento dell’infezione in numerosi paesi unitamente a un’evidente disomogeneità, fra le varie realtà sanitarie, nelle procedure di screening e gestione dell’infezione”, commenta Giovanni Migliori.
“Al fine di eliminare la tubercolosi, è necessario un maggiore coordinamento fra le varie realtà europee in grado di garantire omogeneità delle strategie di screening e gestione”, prosegue Migliori. “Sarebbe auspicabile, anche se molto difficile da realizzare, che nei Paesi interessati dai più forti flussi migratori venissero effettuati gli opportuni screening e trattamento delle forme latenti dell’infezione. In queste realtà purtroppo vi è una sproporzione fra i bisogni e la numerosità dei nuovi arrivati e i mezzi a disposizione dei centri di accoglienza. Per eliminare la tubercolosi è necessario pertanto un importante sforzo che consenta di screenare e trattare tutti i soggetti potenzialmente affetti da TBC”, conclude Migliori.