(Reuters Health) – Chi sopravvive al virus Ebola potrebbe avere problemi molto seri alla retina. Secondo uno studio coordinato da Paul Steptoe, del Liverpool University Hospital, infatti, le imaging ad alta risoluzione degli occhi di chi è stato affetto da Ebola hanno evidenziato danni che si estendono oltre le cicatrici e che potrebbero coinvolgere i neuroni. I risultati della ricerca sono stato pubblicati da JAMA Ophtalmology.
Lo studio
Il team ha analizzato le immagini dell’occhio, tomografia a coerenza ottica e imaging retinico ad ampio campo, di 14 pazienti della Sierra Leone con lesioni alla retina causate dal virus Ebola. In particolare, in 22 dei 28 occhi osservati, l’imaging ad ampio campo ha rilevato 141 lesioni , di cui 41 sono state analizzate anche con la tomografia. Le lesioni alla retina erano principalmente non pigmentate, con un aspetto grigio-pallido. Mentre le lesioni peri-papillari presentavano curvature variabili, che seguivano lo strato di fibre nervose della retina.
I commenti
“Le lesioni più grandi hanno causato il collasso degli strati retinici e la perdita di spessore di questa struttura”, sottolinea Steptoe. E mentre la forma delle lesioni era variabile, “l’angolazione era caratteristica”, spiega l’esperto, evidenziando anche che “le aree colpite appaiono più scure della normale retina”. “Con questo studio – aggiunge – dimostriamo che all’interno di queste cicatrici a livello della retina ci sono un maggio numero di aree focali microscopiche di danno a livello degli strati retinici corrispondenti ai fotorecettori, con un collasso delle strutture retiniche sovrastanti. Un aspetto a sostegno dell’ipotesi che il virus viene trasportato lungo le strutture neuronali all’interno della retina”. Secondo Gary Holland, dello Stein Eye Institute della UCLA di Los Angeles, “durante la recente epidemia di Ebola nell’Africa occidentale è risultato evidente che molte delle persone infette avevano l’uveite, che può portare a cecità nei sopravvissuti. Questo studio “è uno dei tanti sull’argomento e speriamo che possa portare a terapie migliori, o addirittura prevenire, complicanze oculari nelle future epidemie di Ebola che sono, purtroppo, inevitabili”, ha concluso.
Fonte: JAMA Ophthalmology
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)