Stanno letteralmente spopolando destando anche non poco allarmismo. Sono le sigarette elettroniche tra gli adolescenti americani, ma gli esperti avvertono: i giovani che ‘svapano’ nicotina hanno un maggior rischio di utilizzare, poi, sigarette vere. Un fenomeno, quello della dipendenza da nicotina, per arginare il quale numerosi studi indicano però una soluzione precisa: l’aumento della tassazione sui prodotti del tabacco. A segnalare il fenomeno in America è il New York Times, che cita i casi di diversi istituti superiori, dal Maine alla California fino al Michigan, che hanno iniziato a multare e sospendere gli studenti trovati a usare e-cig.
Il timore è di danni alla salute e che i giovani passino poi alle sigarette vere, oltre al fatto che la ‘penna’ per fumare può essere usata anche per la marijuana. Tanto che nel New Jersey si è iniziato a testare per le droghe gli studenti trovati con e-cig. Il ricorso alle sigarette elettroniche è sempre più diffuso, come dimostrano diversi studi citati dal New York Times. Il più recente, del 2017, è stato commissionato dai National Institutea of health e mostra che almeno l’11% dei liceali di 17-18 anni svapa e-cig con nicotina e che, di questi, il 24% lo fa quotidianamente.
A provare le sigarette elettroniche con nicotina sono anche l’8,5% dei 16enni e il 3,5% dei 14enni. Poi c’è una ricerca del National Institute on Drug Abuse del 2016, che ha seguito gli studenti dell’ultimo anno di liceo che non avevano mai fumato sigarette e scoperto che l’anno successivo, quelli che avevano usato le e-cig erano 4 volte più a rischio degli altri di fumare sigarette. Infine uno studio pubblicato a gennaio dalla National Academies of Sciences, Engineering and Medicine è arrivato a una conclusione simile: svapare porta gli studenti a fumare o provare le sigarette.
Nella difficoltà di mettere in campo efficaci misure di prevenzione, vari studi indicano intanto come tassare tabacco, alcol e cibi poco salutari sia tra i metodi migliori per ridurre il peso delle malattie non trasmissibili, dal diabete ai tumori. Lo confermano cinque studi pubblicati insieme dalla rivista Lancet in uno speciale dedicato all’argomento, secondo cui sono le fasce più povere della popolazione che avrebbero i maggiori benefici.
“Ogni anno 100 milioni di persone sono spinte alla povertà a causa della spesa per le cure – sottolinea il segretario generale dell’Oms Thedros Adhanom Ghebreyesus in un editoriale – e il costo delle malattie non trasmissibili e’ la prima causa di questo scandalo”. Queste malattie fanno ogni anno 38 milioni di morti nel mondo, sottolinea Adhanom Ghebreyesus, e tutti sono causati o hanno una forte componente nell’abuso di alcol, tabacco o per la dieta poco salutare.
In uno degli studi, coordinato dall’italiano Franco Sassi dell’Imperial College di Londra, è stato esaminato l’andamento dei prezzi e dei consumi di 13 paesi sia in via di sviluppo che sviluppati, applicando un modello matematico per calcolare l’effetto sul rischio di malattie. Dalla ricerca è emerso che i migliori benefici per la salute da un aumento delle tasse vengono visti proprio nelle fasce povere della popolazione, che sono anche quelle più esposte.