Non dormire bene o troppo poco potrebbe essere collegato ad un rischio di sviluppare osteoporosi e fratture. Uno studio presentato al 99/o congresso della Endocrine Society, in Florida, mostra infatti che bastano tre settimane di restrizione del sonno, simile a quella provocato da jet lag o lavoro a turni, per provocare la perdita di massa ossea.
Lo studio, condotto presso il Brigham and Women Hospital di Boston, ha valutato le conseguenze di una restrizione del sonno combinata con l’interruzione del ritmo circadiano, quello cioè che regola il ciclo sonno-veglia.
Per tre settimane i dieci partecipanti, 6 uomini dai 20 ai 27 anni e altri 4 dai 55 a 65, hanno potuto dormire solo 5 ore e mezza per notte e sono andati a dormire ogni volta quattro ore più tardi del giorno precedente, vivendo una giornata di 28 ore invece che 24.
Dopo tre settimane sono stati prelevati campioni di sangue e tutti mostravano livelli di un marker della formazione ossea (P1NP) significativamente ridotto rispetto al livello base. Questa flessione è stata maggiore per gli uomini più giovani rispetto ai più anziani: -27% contro -18%.
“I disturbi del sonno possono essere più dannosi per il metabolismo osseo se si presentano da giovani, quando la crescita delle ossa è fondamentale per la salute scheletrica a lungo termine”, spiega una degli autori, Christine Swanson, assistente professore presso l’Università del Colorado a Aurora, Colorado. E, aggiunge, “questo equilibrio osseo alterato potrebbe portare ad osteoporosi e fratture”.