(Reuters Health) -Secondo alcuni ricercatori statunitensi potrebbe bastare il DiaRem score – un unico punteggio convalidato in base all’età, l’uso di farmaci, e il livello di emoglobina glicata (HbA1c) – per prevedere se la chirurgia con bypass gastrico Roux-en-Y (RYGB) sarà in grado di curare il diabete di tipo 2.
Annemarie G. Hirsch e i colleghi del Geisinger Health System di Danville (Pennsylvania), hanno fatto una revisione di 407 cartelle cliniche di pazienti con diabete di tipo 2 fino a otto anni dopo l’intervento RYGB presso il Geisinger Center con l’obiettivo di esaminare se il DiaRem score può essere usato per predire quali pazienti guariranno dal diabete di tipo 2 dopo la chirurgia bariatrica.
Il DiaRem score va da 0 a 22 punti base all’età, la dipendenza da insulina, l’uso di farmaci antidiabetici e il livello di HbA1c.
Le evidenze dello studio
Il campione è stato un sottogruppo di pazienti dello studio di validazione originale di DiaRem, che ha elaborato almeno cinque anni di dati da cartelle cliniche post-operatorie. Ciascun paziente aveva avuto un intervento chirurgico tra giugno 2001 e dicembre 2010.
Per remissione completa si intende un ritorno alle normali misure glicemiche (livello di HbA1c <5.7% dell’emoglobina totale; livello glicemia a digiuno <100 mg / dL e nessun trattamento per un anno). I pazienti sono stati classificati come guariti se la remissione completa è durata almeno cinque anni.
Dei 407 pazienti (età media 51,1, 75% di sesso femminile), 144 (il 35%) hanno raggiunto uno o più anni di remissione completa e altri 97 (il 24%) hanno avuto una remissione parziale della durata di almeno un anno nel corso di un follow-up medio di 7,1 anni.
Il diabete di tipo 2 è stato curato in 83 pazienti (il 20%) e altri 102 (il 25%) hanno avuto una remissione parziale prolungata. Per remissioni di qualsiasi durata, la percentuale di pazienti è diminuita quando è aumentato il DiaRem score (p<0,001). Cinquanta dei 100 pazienti con un punteggio da 0 a 2 sono stati curati del diabete, mentre nessuno dei 33 pazienti con un punteggio di 18 o superiore è guarito.
I commenti
“Questo lavoro è importante in quanto utilizza semplici informazioni cliniche per prevedere un risultato dopo la chirurgia bariatrica”, spiega a Reuters Health Martin J. Abrahamson, endocrinologo al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston. Abrahamson, che non è stato coinvolto nello studio, aggiunge che, sebbene il DiaRem score sembra essere un predittore valido dei risultati, non si dovrà necessariamente cambiare l’attuale gestione del paziente.
“I potenziali benefici di questo intervento chirurgico si estendono al di là della cura o remissione dal diabete. Questi comprendono un migliore controllo del glucosio, una minore necessità di farmaci, e un miglior controllo della pressione sanguigna e dei lipidi”, continua l’esperto.
Daniel B. Jones, professore di chirurgia alla Harvard Medical School e direttore del Bariatric Program al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, sostiene che la chirurgia RYGB ripristini la salute generale in tre mesi. “Cerchiamo di non giudicare troppo rapidamente”, avvisa. Jones, che non è stato coinvolto nello studio, ritiene che se un numero sarà in grado di prevedere chi potrà guarire, il suggerimento implicito è che il resto non ha bisogno di un’operazione per perdere peso.
“In larga misura, i risultati per prevenire, invertire, o curare il diabete di tipo 2 arrivano da una migliore cura dell’obesità”, sostiene George L. Blackburn, della Harvard Medical School e direttore del Center for the Study of Nutrition Medicine al Beth Israel Deaconess Medical Center. Blackburn, che non è stato coinvolto nello studio, ritiene anche che ogni pezzetto di conoscenza ci fornisce più strade per affrontare in modo efficace gli esiti devastanti del diabete.
Per Hirsch il DiaRem score fornisce una previsione su misura per il singolo paziente, facilitando decisioni terapeutiche più mirate e consapevoli: “Così come la medicina di precisione cresce, così sarà per l’uso di questo tipo di strumento per la medicina di precisione”, conclude.
Fonte: JAMA Surgery 2016
Rita Buckley
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)