(Reuters Health) – Una terapia a base di statine è sicura per chi soffre di diabete e contemporaneamente di steatoepatite non alcolica (NASH) e dovrebbe essere somministrata per proteggere questa popolazione di pazienti contro i rischi cardiovascolari. È quanto ha dimostrarlo uno studio coordinato da Kenneth Cusi, dell’Università della Florida di Gainesville, e pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism.
Lo studio
Cusi e colleghi hanno realizzato un’analisi post-hoc sull’utilizzo delle statine attraverso un trial randomizzato che testava pioglitazone rispetto al placebo, arruolando 101 pazienti con NASH e con una forma di prediabete o di diabete di tipo 2 e seguendoli per tre anni. Di questi, solo 38 pazienti, il 37%, erano in terapia con le statine, nonostante l’elevato rischio cardiovascolare. l gruppi di chi usava le statine e di chi non le assumeva erano simili per quel che riguardava indice di massa corporea, grasso totale e presenza o meno di sindrome metabolica. I diabetici che usavano le statine erano leggermente più anziani e tendevano ad avere più frequentemente diabete di tipo 2 rispetto a chi non assumeva questi farmaci. Inoltre, chi prendeva statine aveva livelli plasmatici di colesterolo totale e LDL più bassi. Mentre i due gruppi non differivano per quel che riguarda la concentrazione di trigliceridi plasmatici o colesterolo HDL. Le persone che non assumevano statine avevano livelli superiori di transaminasi, ma un grado di severità della patologia epatica paragonabile. In quattro partecipanti allo studio, di entrambi i gruppi, ci sarebbe stato un aumento doppio dei livelli di aminotransferasi plasmatiche durante il follow-up e un paziente non ha proseguito nella sperimentazione a causa di questa situazione. In ogni caso, non ci sarebbero stati cambiamenti a livello dell’istologia o della resistenza all’insulina.
I commenti
“Per paura di indurre tossicità epatica, spesso i pazienti con NASH non vengono trattati con le statine”, dice Cusi. “Il nostro studio fornisce la prima evidenza che il trattamento con le statine è sicuro in questa popolazione di pazienti”. E anche se i risultati devono essere confermati con uno studio più ampio, secondo Cusi “medici, endocrinologi ed epatologi dovrebbero essere più proattivi nel prescrivere le statine”. Secondo Gregg Fonarow, dell’Università della California di Los Angeles, “questa nuova analisi non trova alcun peggioramento della funzionalità epatica e alcuni studi hanno addirittura dimostrato un miglioramento. Per la maggior parte dei pazienti, i vantaggi delle statine superano i potenziali rischi”.
Fonte: Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)