(Reuters Health) – Secondo una nuova analisi dei dati del Rotterdam Study, riportata da Lancet Psychiatry, i pazienti depressi che riportano un peggioramento dei sintomi nel corso degli anni, specie se anziani, sono esposti anche a un maggior rischio di decadimento delle funzioni cognitive e quindi anche al rischio di sviluppare una demenza.
L’analisi olandese
Il team di Arfan Ikram, dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam, ha utilizzato i dati dal Rotterdam Study per identificare le diverse traiettorie della depressione ponendole in relazione con il conseguente rischio di sviluppare una demenza.
I ricercatori sono partiti dalle acquisizioni di studi precedenti che avevano già indicato un’associazione predittiva dei sintomi della depressione clinicamente rilevanti con lo sviluppo di demenza. Questi studi, però, avevano valutato solo una volta i sintomi depressivi, trascurando il decorso della depressione nel lungo termine.
Così utilizzando i dati del Rotterdam Study e delineando le traiettorie sintomi depressivi secondo un follow- up dei peggioramenti clinicamente rilevabili sono emersi cinque modelli di andamento della depressione.
I risultati
Il modello più corposo mostrava punteggi bassi della depressione durante il follow-up (73%); seguivano i modelli con punteggi moderatamente alti di partenza seguita da remissione (11%); i modelli a punteggi bassi di partenza che aumentano e poi si trasferiscono in un’altra traiettoria (5%); i punteggi bassi di partenza che aumentano costantemente durante il follow-up (8%); e i punteggi più alti di depressione che persistono per tutto il follow-up (3%).
Ebbene, i ricercatori hanno evidenziato che solo i soggetti che mostravano un aumento delle traiettorie dei punteggi della depressione lungo tutto il follow-up, avevano un rischio più elevato di demenza, rispetto ai soggetti che avevano punteggi di depressione bassi in tutto il follow-up. E dopo aver escluso i primi tre anni di follow-up, una traiettoria crescente era associata ad un rischio del 45% più elevato di demenza. Per contro, la traiettoria remittente non era associata ad un più alto rischio di demenza o di malattia di Alzheimer. In conclusione i ricercatori sottolineano che “il rischio di demenza differiva secondo il diverso decorso della depressione, una evidenza che non poteva essere catturato da una singola valutazione dei sintomi depressivi”. E aggiungono: “ Il rischio più elevato di demenza evidenziato solo nella traiettoria crescente dei sintomi della depressione, suggerisce che la depressione potrebbe essere un prodromo della demenza”.
I commenti
Diversi ricercatori hanno commentato lo studio puntualizzando che questi risultati se seguiti da ulteriori conferme potrebbero indicare la possibilità di utilizzare le traiettorie del decorso della depressione come metodo di screening per identificare gli anziani a rischio di demenza. E tale rischio dovrebbe essere sempre considerato nei soggetti più anziani depressi. Un’altra questione sollevata è quella che riguarda l’ipotesi che depressione e demenza possano avere un’eziologia in comune che non è stata ancora chiarita. Tuttavia, è anche possibile che più che una eziologia in comune le due malattie siano determinate dal concorrere di diversi fattori che riguardano propriamente le funzioni cerebrali della sostanza bianca e la vascolarizzazione del cervello. Va anche ricordato che fattori ambientali e stile di vita possono influenzare l’insorgenza dei sintomi della depressione e il declino cognitivo, come è provato dagli studi che evidenziano una prevenzione e un miglioramento di entrambi le condizioni con una dieta sana e con l’esercizio fisico. In ogni caso un peggioramento dei sintomi depressivi rilevato in un soggetto anziano non andrebbe mai trascurato con l’obiettivo primario di gestire la depressione migliorando l’esito clinico.
Fonte: Lancet Psychiatry 2016
Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)