(Reuters Health) – Molte persone sperimentano un peggioramento dei sintomi della depressione durante l’ultimo anno di vita. Le donne, i giovani e i poveri sono particolarmente vulnerabili. È quanto emerge da uno studio statunitense pubblicato nel Journal of American Geriatrics Society.
I ricercatori del Rutgers University Institute for Health, Health Policy, and Aging Research del New Brunswick, nel New Jersey, hanno esaminato i dati di 3.274 adulti che hanno partecipato al Health and Retirement Study e sono morti entro un anno dalla valutazione.
Tutti i partecipanti avevano compilato questionari sulla salute mentale e fornito informazioni su parametri sociali come il reddito e il livello di istruzione.
I tassi dei sintomi depressivi risultavano aumentati nell’ultimo anno di vita, in particolare negli ultimi mesi. Nell’ultimo mese di vita, il 59% dei partecipanti ha presentato sintomi sufficienti per una diagnosi di depressione, anche se non c’è stata una valutazione e una diagnosi formale da parte dei medici.
“I pazienti con depressione hanno esiti di sopravvivenza peggiori rispetto ai pazienti non depressi”, scrivono gli autori, aggiungendo che la depressione è un problema critico nella gestione di una malattia grave. Inoltre, “i sintomi psicologici, come la depressione, hanno un impatto negativo sulla qualità della vita dei pazienti che si avvicinano alla fine della vita”.
Per valutare la condizione mentale dei partecipanti, i ricercatori avevano chiesto loro se avessero sperimentato durante la settimana precedente all’intervista depressione, tristezza, sonno irrequieto, infelicità, sensazione che tutto richieda sforzo, mancanza di motivazione e solitudine. Circa il 23% dei partecipanti aveva dato una risposta positiva ad almeno a tre di questi sintomi, il che potrebbe indicare depressione.
Gli autori hanno osservato che i punteggi della depressione sono rimasti relativamente stabili dai 12 ai quattro mesi prima della morte, poi sono aumentati costantemente. A quattro mesi dalla morte, il 42% dei partecipanti presentava almeno tre sintomi di depressione e la percentuale saliva al 59% a un mese dalla fine della vita.
Un anno prima della morte, le donne avevano punteggi più alto, con in media quasi tre sintomi rispetto a circa due per gli uomini. Con un mese di vita, sia gli uomini che le donne presentavano tre o più sintomi e non c’era più una differenza significativa tra i sessi.
Anche le differenze in base all’età e al reddito erano più pronunciate un anno prima della morte e diventavano meno importanti con l’avvicinarsi morte. Tuttavia, i partecipanti più giovani e più poveri hanno sempre avuto i punteggi più alti di depressione.
“I sintomi depressivi alla fine della vita sono comuni, sono curabili e devono essere affrontati in modo proattivo per ridurre l’angoscia e garantire che tutti abbiano l’opportunità di sperimentare una ‘buona morte’”, concludono gli autori.
Fonte: J Am Geriatr Soc 2019
Lisa Rapaport
(Versione italiana Popular Science/Quotidiano Sanità)