(Reuters Health) – Gli abusi subiti durante l’infanzia potrebbero aumentare il rischio di soffrire di emicrania, depressione e ansia in età adulta. Lo dimostra uno studio coordinato da Gretchen Tietjen dell’University of Toledo in Ohio. I risultati sono stati presentati all’incontro annuale dell’American Academy of Neurology che si è svolto a Vancouver, in Canada. “Questo studio – ha dichiarato Tietjen – potrebbe aprire le porte a nuovi trattamenti a base di inibitori dell’istone deacetilasi, che possono invertire i cambiamenti genetici che avvengono nei primi anni di vita”.
Tietjen e colleghi hanno esaminato dati provenienti da quasi 14mila adulti di età compresa tra 24 e 32 anni che avevano preso parte al National Longitudinal Study of Adolescent Health. Tra le persone diagnosticate con emicrania, il 14% del totale, una buona parte aveva anche subito abusi, il 60,5% contro il 49% tra chi non soffriva di emicrania.
Lo studio
I ricercatori americani hanno diviso gli abusi in tre categorie: emozionali, sessuali e fisici. Prese insieme, tutte e tre le categorie erano legate a un aumento delle diagnosi di emicrania, anche dopo aver aggiustato i dati tenendo conto dei casi di depressione e ansia. In particolare, l’abuso emozionale è risultato quello più collegabile all’emicrania. Inoltre, modelli statistici hanno mostrato anche una connessione indipendente tra abusi e depressione e ansia. “Sembra che nel cervello ci siano dei cambiamenti che portano a depressione, ansia ed emicrania – ha spiegato Tietjen – e questo dimostra che il modo in cui sono collegate dipende da qualcosa che è accaduto precedentemente nella vita”.
Le prospettive terapeutiche
Questa ricerca potrebbe portare all’individuazione di nuovi trattamenti per l’emicrania, la depressione e l’ansia, tra cui si potrebbe optare per gli inibitori dell’enzima istone deacetilasi. Due farmaci di questa classe, l’acido valproico e il topiramato, sono stati già approvati dalla FDA per il trattamento dell’emicrania. Mentre secondo Teshamae Monteith, neurologo all’Università di Miami, in Florida, che non era coinvolto nello studi,o “questo studio enfatizza l’importanza di cercare storie di abusi nella pratica clinica”.
Fonte: American Academy of Neurology
Rob Goodier
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)