Si chiama UKBDRS il nuovo metodo per calcolare in modo preciso il rischio di demenza nei 14 anni a venire. A svilupparlo sono stati i ricercatori dell’Università di Oxford che hanno pubblicato i risultati del proprio lavoro sulla rivista BMJ Mental Health. Il metodo supera altre 3 opzioni di calcolo già ampiamente utilizzate originariamente sviluppate in Australia (ANU-ADRI), Finlandia (CAIDE) e Regno Unito (DRS) e si basa su 11 fattori per lo più modificabili, cambiando i nostri atteggiamenti e stili di vita.
Si stima che fino a 50 milioni di persone nel mondo vivano con la demenza. Agendo sui principali fattori di rischio si potrebbe potenzialmente evitare circa il 40% dei casi, affermano gli autori del lavoro. I ricercatori si sono basati su due grandi gruppi di persone di 50-73 anni. In totale, 220.762 persone (con età media appena sotto i 60 anni) e 2.934 persone (con età media di 57 anni) sono state incluse nell’analisi finale. I ricercatori hanno compilato una lista di 28 fattori già noti per essere associati a un rischio più elevato o ridotto di sviluppare la demenza, poi hanno identificato e scartato i fattori meno rilevanti e concentrato quindi il punteggio sui fattori predittivi più forti.
Ciò ha prodotto 11 fattori predittivi per qualsiasi tipo di demenza – il Punteggio UKBDRS: età; istruzione; diabete; depressione attuale o precedente; precedente ictus; demenza nei genitori; svantaggio economico; pressione sanguigna elevata; colesterolo alto; vivere da soli; e sesso maschile. Hanno considerato anche il gene APOE, coinvolto nella produzione di una proteina che aiuta a trasportare il colesterolo e altri tipi di grassi nel sangue, è un fattore di rischio noto per la demenza. L’età più avanzata (60 anni e oltre) e APOE conferiscono il rischio maggiore; fattori modificabili, come il diabete, la depressione e l’ipertensione, hanno anche un ruolo chiave. Ad esempio, il rischio stimato per una persona con tutti questi fattori sarà approssimativamente tre volte superiore a quello di una persona della stessa età che non ne ha nessuno.
I ricercatori suggeriscono che l’accuratezza del punteggio di rischio potrebbe essere ulteriormente migliorata aggiungendo test cognitivi, o risonanza magnetica cerebrale. UKBDRS potrebbe essere utilizzato come strumento di screening iniziale; coloro che vengono identificati ad alto rischio potrebbero beneficiare di ulteriori esami più intensivi per una caratterizzazione più dettagliata, suggerisce l’autore Raihaan Patel.