(Reuters Health) – Dopo almeno tre mesi di uso di farmaci anticolinergici, aumenta il rischio di sviluppare degenerazione maculare senile (AMD – age-related macular degeneration). È quanto emerge da uno studio condotto da un team guidato da Vincent Daien, dell’Hopital di Montpellier, i cui risultati sono stati pubblicati da JAMA Ophthalmology.
Lo studio
Il team ha studiato l’associazione tra uso di anticolinergici e AMD su 200 individui con degenerazione maculare tardiva e 200 controlli senza questa patologia. Dai risultati è emerso che 26 persone con AMD, pari al 13%, e 10 controlli, pari al 5%, sono state esposte a farmaci anticolinergici per almeno tre mesi. Dunque, il rischio di AMD sarebbe aumentato con l’assunzione di anticolinergici, sulla base di un punteggio Anticholinergic Burden Score di tre o più alto e con la più lunga esposizione cumulativa a questa classe di farmaci. Il rischio di AMD sarebbe stato invece inferiore con l’uso di anticoagulanti e steroidi. Non sono state trovare differenze con altre classi di medicinali.
I commenti
“La beta amiloide è un’importante componente delle drusen retiniche. Lesioni primarie, autopsie e modelli animali hanno suggerito che l’uso di anticolinergici determina proprio una maggiore deposizione della beta-amiloide nel cervello”, affermano i ricercatori, che sottolineano come “siano necessari ulteriori studi per confermare questa associazione”. Secondo Shriji Patel, del Vanderbilt Eye Institute di Nashville, non ci sarebbe invece connessione tra uso di farmaci colinergici e AMD, almeno secondo quanto notato nella sua esperienza clinica. “Il punto è che sono state trovate molte associazioni in questo studio e mentre possono avere significato statistico, il significato clinico deve ancora essere determinato”, dice Patel. “Così, solo con le associazioni, ma senza nessi causali, non si può affermare che “sospendere la somministrazioni di anticolinergici possa in qualche modo alterare la progressione della AMD”.
Fonte: JAMA Ophthalmology
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)