Dall’emergenza all’eccellenza, il futuro delle RSA nel post Covid

Nelle strutture socio assistenziali e sanitarie, dove persone con disabilità, con gravi patologie neurologiche o anziane vivono a stretto contatto tra loro e con il personale che li assiste, gli effetti dell’emergenza sanitaria sono stati particolarmente gravi.

Nella prima fase della pandemia, il Covid-19 si è abbattuto sulle RSA anche nelle regioni con una minore diffusione del virus, colpendo sia gli ospiti delle strutture che gli operatori sanitari.

La nuova puntata di National Summit,  il format di Quotidiano Sanità e Popular Science sui grandi temi della medicina e della Sanità e realizzata con il sostegno incondizionato di Gsk, è stata dedicata alle problematiche e alle prospettive di governance e assistenza nel mondo delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali). Sono intervenuti Roberto Bernabei, Presidente Italia Longeva; Matteo Marastoni, Responsabile Governo Clinico del Gruppo La Villa; Claudio Mastroianni, Professore Ordinario di Malattie Infettive alla Sapienza Università di Roma, Direttore UOC Malattie Infettive presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria, Policlinico Umberto I, Sapienza Università di Roma e Presidente SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali); Luca Pallavicini, Presidente Nazionale di Confcommercio Salute, Sanità e Cura ed Ernesto Palummeri, Responsabile Alisa per l’emergenza Covid nelle Rsa Liguri.

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“Siamo il Paese più vecchio del mondo, insieme al Giappone, e la popolazione continua ad invecchiare. Oggi in Italia ci sono quasi 15.000 centenari, mentre all’inizio del’900 ce n’erano 46”, ha osservato Roberto Bernabei. “Ci sono 800.000 ultra novantenni, di cui quasi 600.000 sono donne. Tra queste, la metà soffre di demenza”. Considerando anche la diminuzione delle nascite, emerge il quadro di un Paese che invecchia, e in cui gli anziani potranno contare sempre meno sul supporto dei familiari. “In futuro non si potrà prescindere da un’organizzazione sanitaria che permetta di ospitare i più anziani in delle strutture”. Le RSA svolgono e svolgeranno quindi un ruolo fondamentale.

La pandemia ha duramente colpito i più fragili, in particolar modo gli anziani e le persone che soffrivano di diverse patologie pregresse, con un effetto devastante sulle RSA. “In realtà sono state colpite tutte le comunità chiuse, le RSA ma anche i conventi di clausura e le carceri”, ha quindi spiegato Ernesto Palummeri. “Il risultato nelle RSA è stato diverso perché questi luoghi ospitano i più fragili dei fragili. Nel corso della prima ondata sono state colpite soprattutto le strutture con più posti letto, perché non erano stati messi in atto provvedimenti. Le strutture più piccole, con carenza di personale, hanno risentito invece maggiormente delle ondate successive. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, i pazienti con demenza hanno sofferto particolarmente della pandemia, sopratutto nelle RSA, a causa della mancanza di interventi psico-sociali”. E riporta l’esempio della Liguria, dove grazie ad una serie di interventi la mortalità a causa del Covid-19 nelle RSA è stata ridotta del 65%.

L’importanza della prevenzione: vaccinazioni nelle RSA

“Prima dei vaccini, l’età media delle vittime del Covid-19 era di 81 anni, erano persone anziane e pluripatologiche, con una media di tre malattie”, dice Bernabei.  “Difendersi dalla fragilità è in qualche modo uno dei segreti della longevità, che può essere raggiunta grazie ad uno stile di vita sano (alimentazione adeguata, esercizio fisico, ecc..) e grazie alla prevenzione e all’uso dei vaccini”.

La somministrazione dei vaccini contro il Covid-19 ha permesso infatti di ridurre in maniera molto sensibile la mortalità. L’età media  della mortalità tra i vaccinati è aumentata, arrivando a 84 anni, quella dei non vaccinati è diminuita a 78 anni.

Eppure in Italia manca ancora la consapevolezza dell’importanza dei vaccini per gli adulti più fragili, ha osservato Claudio Mastroianni. “I tassi di copertura vaccinale in questa popolazione sono estremamente bassi ed espongono queste persone a malattie infettive prevenibili, che possono comportare tutta una serie di complicanze”.

L’Herpes Zoster, per esempio, è una malattia molto invalidante, che colpisce in particolare gli anziani, o comunque gli adulti in caso di un abbassamento delle difese immunitarie. Può comportare conseguenze cardio-vascolari e cerebro-vascolari e la nevralgia post-erpetica, la sua complicanza più comune. Peraltro, l’analisi dei dati raccolti tra marzo 2020-febbraio 2021 di quasi 2 milioni di americani e raccolti in uno studio pubblicato sulla rivista Open Forum Infectious Diseases edita dalla Infectious Diseases Society of America, indica che i pazienti con diagnosi di COVID-19 possono avere una maggiore probabilità di sviluppare l’herpes zoster nei sei mesi successivi alla diagnosi.

“Oggi abbiamo a disposizione un vaccino ricombinante che può essere efficace nelle persone anziane, ma soprattutto nelle persone immuno-compromesse che non possono ricevere un vaccino vivo attenuato. Con questo vaccino riusciamo ad arrivare ad una protezione superiore al 90%”, ha spiegato Mastroianni. Il post-Covid sarà l’occasione di ripensare la sanità, e di dare maggior valore alle vaccinazioni. “Siamo stati abituati al fatto che la vaccinazione fosse a carico del territorio, delle AUSL, ma è importante che possa essere effettuata anche nelle strutture ospedaliere o nelle RSA, bisogna cogliere l’opportunità di vaccinare i pazienti in qualsiasi luogo di cura si trovino”.

“Il PNRR prevede la realizzazione di case di comunità e ospedali della comunità e l’aumento dell’assistenza domiciliare tra gli ultra 65enni” ha aggiunto Bernabei. “Credo che bisogna riscoprire le RSA, che nel periodo di tempo che intercorre tra oggi e la realizzazione del PNRR possono diventare uno spoke di salute. Vaccinare nelle strutture, diffuse su tutto il territorio sarebbe facilissimo, perché ci sono tutte le competenze”.

Matteo Marastoni, Responsabile Governo Clinico del Gruppo La Villa, che  gestisce molte strutture di accoglienza in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria e Toscana, ha concordato. “Per il futuro immaginiamo le RSA come un luogo di prevenzione e di cura, per gli ospiti che spesso sono pazienti ma che sono soprattutto persone che vivono nelle strutture. La vaccinazione, contro lo Zoster per esempio, è un’arma fondamentale per la prevenzione ed effettuarla nelle strutture sarebbe l’ideale, anche da un punto di vista logistico”.

La Regione Lombardia e la Regione Piemonte in recepimento di una circolare del Ministero hanno fornito precise indicazioni circa la possibilità di vaccinare nello stesso momento i pazienti anziani fragili sia con Booster Covid sia contro lo Zoster. Secondo Marastoni è fondamentale informare i pazienti e le famiglie dell’importanza delle vaccinazioni e di queste opportunità. Per farlo “è necessaria una collaborazione con l’ente pubblico e con il territorio. Servono linee guida utili e funzionali. E in questo osserviamo una difficoltà, perché Lombardia e Piemonte hanno dato indicazioni precise mentre le altre Regioni, per esempio, non lo hanno fatto”.

“Il mondo delle RSA sta cambiando radicalmente e deve farlo in un’ottica propositiva”, ha quindi commentato Luca Pallavicini.“Il futuro delle RSA passa anche attraverso il nostro impegno”, ha concluso. “L’impegno della Confcommercio è serio e deve andare a rivedere tutti gli aspetti che riguardano gli accreditamenti delle strutture, la normativa nazionale e che in qualche modo riprenda l’agire verso i bisogni delle persone anziane e verso la consapevolezza che queste persone devono essere assistite al meglio negli ultimi anni della loro vita”.

Camilla De Fazio

 

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