Si uniscono le forze per fare delle cellule staminali la base per future cure contro le malattie neurodegenerative e il 2018 è l’anno fissato per i primi test sull’uomo basati su tecniche omogenee. È il programma che si sono dati, a Roma, i 28 ricercatori di 16 istituti di sei Paesi fra Europa e Stati Uniti. Si sono incontrati in Senato, nel convegno organizzato da Elena Cattaneo. All’insegna della collaborazione si stanno muovendo anche i tre consorzi di ricerca europei, come Neurostemcellrepair, guidato dalla stessa Cattaneo, e StemPd, insieme a G-Force, che coordina le ricerche in corso fra Europa, Usa e Giappone. Il banco di prova dei test sull’uomo del 2018 sarà il morbo di Parkinson, sul quale la sperimentazione con le staminali è cominciata nel 1987 e pubblicata per la prima volta nel 1990. ”Sarà un’apripista e se i risultati saranno positivi ci saranno le basi per andare avanti su molte altre malattie neurologiche, come corea di Huntington, sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica (Sla)”, ha rilevato Cattaneo, senatrice e direttrice del Laboratorio cellule staminali dell’Università di Milano.Prima del convegno i ricercatori si sono confrontati a porte chiuse per gettare le basi della nuova strada verso la terapia. ”Ci siamo incontrati per scoprire le carte prima del tempo e prima di ogni pubblicazione per dare un grande messaggio di collaborazione in vista del futuro della ricerca”, ha detto ancora Cattaneo. ”Ci troviamo – ha aggiunto – a tirare le fila di una storia cominciata 25 anni fa, quando in Svezia cellule prelevate da feti abortiti sono state trapiantate nel cervello di persone con il morbo di Parkinson”. Da allora hanno ricevuto questo trapianto 200 pazienti, cinque dei quali hanno avuto ottimi risultati. È stato un inizio pionieristico, ma che ha dimostrato una possibilità, come ha spiegato l’autore di quei primi trapianti, Anders Bjorklund, dell’Università di Lund. A questa esperienza si aggiunge ”il lavoro fatto dal 2005 ad oggi per ‘istruire’ le staminali per farle diventare neuroni”, ha proseguito Cattaneo. Dopo i tradizionali cocktail di fattori di crescita e nutrienti si sono aperte nuove strade, come quella che passa per la terapia genica: consiste nel trasferire all’interno delle cellule della pelle i tre geni che formano la ”centralina di comando nei neuroni”, ha spiegato Vania Broccoli, dell’Istituto Scientifico San Raffaele e dell’Istituto per le Neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). I geni vengono trasferiti nelle cellule utilizzando come navetta un virus reso inoffensivo e nell’arco di 48 ore trasformano le cellule in neuroni.
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