Pensata specificatamente per i neonati, è la risonanza magnetica più piccola mai realizzata. Attualmente ce ne sono due, una a Sheffield e una a Boston e sono state utilizzate su 40 bambini. I medici del Royal Hallamshire Hospital la stanno testando per vedere meglio il cervello dei neonati prematuri ed eventuali sue anomalie e potrebbe essere utilizzata come alternativa agli ultrasuoni.
Gli ultrasuoni al cervello sono possibili nei neonati perché le ossa del cranio non sono ancora fuse, e le onde possono viaggiare attraverso le due fontanelle. ”Gli ultrasuoni sono economici, portatili e convenienti – spiega Paul Griffiths, uno dei ricercatori – ma la posizione delle fontanelle fa sì che alcune parti del cervello non riescano ad essere viste”. Con la risonanza invece si riesce a vedere ”tutto il cervello – continua – ottenendo un’immagine più chiara in grado di mostrare più anomalie cerebrali, in particolare quelle causate dalla mancanza di ossigeno o afflusso di sangue”.
Le risonanze magnetiche raramente vengono fatte sui prematuri perché il rischio di trasferire e ‘maneggiare’ un paziente così piccolo supera i possibili benefici. ”I macchinari della risonanza sono enormi, situati di solito nei sotterranei dell’ospedale, lontano dai reparti di maternità, e quindi è complicato trasportare il bambino fino a lì”. La macchina compatta per la risonanza dell’ospedale di Sheffield invece non è molto più grande di una lavatrice e si trova solo a qualche metro dall’unità neonatale di cure intensive, dove i medici possono intervenire in caso di problemi. Il prossimo passo, conclude Griffiths, sarà ”fare una sperimentazione clinica sui prematuri per dimostrare che la risonanza magnetica dà diagnosi migliori”.