COVID: un nuovo esame dei campioni “sconfessa” studio italiano su circolazione del virus

(Reuters Health) – Nuovi esami sui campioni di sangue analizzati nell’ambito di uno studio italiano pubblicato lo scorso anno, che mostrava che il virus SARS-CoV-2 era in circolazione fuori dalla Cina molto prima del previsto, solleverebbero dubbi su quella pubblicazione. I nuovi test sono stati richiesti dall’OMS all’Erasmus University di Rotterdam, in Olanda, e i risultati sono stati resi noti, prima della consueta peer review per la pubblicazione degli studi scientifici, sul sito medRxiv.

Lo scorso anno, scienziati italiani dei laboratori VisMederi, dell’Università di Siena, e dell’Istituto dei tumori di Milano hanno pubblicato uno studio che mostrava che nei campioni di sangue di volontari sani, raccolti durante uno screening per il cancro del polmone, erano rilevabili gli anticorpi neutralizzanti contro il coronavirus, presenti già ottobre 2019, mentre Il COVID-19 è stato identificato per la prima volta a Wuhan nel dicembre 2019 e il primo paziente italianO è stato identificato il 21 febbraio del 2020.

Gli scienziati italiani affermavano, in particolare, che l’11,6% dei 959 volontari sani arruolati nello screening tra settembre 2019 e marzo 2020 aveva già segni di SARS-CoV-2, la gran parte dei quali ben prima di febbraio. La maggior parte delle persone proveniva dalla Lombardia, la prima regione ad essere colpita ed anche quella che ha registrato la maggiore diffusione del virus. Il test per gli anticorpi usato era stato sviluppato internamente.
Su richiesta dell’OMS, i campioni sono stati riesaminati, ma mentre gli scienziati italiani hanno confermato le conclusioni dello studio iniziale, gli olandesi hanno invece trovato differenze nei risultati. Le differenze sarebbero principalmente incentrare sui criteri di test.
A essere riesaminati sono stati i 29 campioni trovati positivi dai ricercatori italiani, 29 campioni che erano risultati negativi e 29 campioni del 2018, sempre negativi. Lo studio italiano era incentrato sugli anticorpi IgM, che indicano un’infezione recente. Degli 87 campioni esaminati, tre sono risultati positivi nello studio olandese, mentre su nessun campione è stato possibile rilevare, contemporaneamente, le IgM, le IgG e gli anticorpi neutralizzanti, come previsto dai criteri dell’Università di Rotterdam; altri campioni avevano livelli di IgM, ma inferiori alla soglia fissata.
Intanto, i ricercatori dell’Istituto tumori di Milano stanno preparando una nuova pubblicazione su 25 studi condotti in Europa e Nord America, sull’inizio della pandemia, e Giovanni Apolloni, direttore scientifico dell’Istituto milanese, ha affermato che 23 di questi giungono a conclusioni simili alla ricerca italiana. Il mese scorso uno studio dell’Università di Kent, in Inghilterra, ha individuato il primo caso di COVID-19 in Cina nell’ottobre 2019.

Fonte: Reuters Health News
Emilio Parodi
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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