Le emissioni di Co2, quelle che fanno male al clima e inquinano l’aria, sono calate nel 2020 di quasi il 10% rispetto all’anno prima. Un po’ di più del Pil, che è sceso dell’8,9%. Il che vuol dire che abbiamo prodotto consumando qualcosa in meno, creando un ‘disaccoppiamento’ tra i gas serra e l’andamento dell’indice economico. È il principale effetto del Covid-19 sul clima e sull’economia.
A certificarlo la stima dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che infatti parla di “consistente riduzione” delle emissioni soprattutto per via delle misure restrittive per contrastare l’emergenza sanitaria. L’impegno che il Pianeta dovrà assumersi è infatti di crescere e continuare a vivere nel benessere, riducendo però le emissioni di gas serra – osserva Riccardo De Lauretis, responsabile dell’inventario delle emissioni dell’Ispra – quello che dovrebbe accadere è “ridurre l’impatto ambientale” dell’economia continuando a crescere perchè “l’obiettivo non è avere meno Co2 diventando tutti disoccupati”.
Si tratta di qualcosa che dobbiamo “fare alla svelta, entro il 2050: in 20-30 anni si deve passare dalle 400 milioni di tonnellate di Co2 che emettiamo attualmente in Italia a zero o quasi”. Sorprende pensare per esempio che il traguardo sull’abbattimento delle emissioni al 2030, lo si sia raggiunto nel 2020; ma che lo si sia fatto per colpa di un blocco forzato di due mesi. La stima del taglio del 9,8% di gas serra dell’Ispra è dovuto all’andamento della “riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica” con un “meno 12,6%”.
L’impatto del Covid e del lockdown si fa sentire: “Minore domanda di energia, riduzione dei consumi energetici negli altri settori” come nell’industria con un “meno 9,9%”, e nei trasporti con un “meno 16,8%” a causa della riduzione del traffico privato nelle città; a questo bisogna aggiungere il ruolo del riscaldamento con un “meno 5,8%” per via della chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e delle attività commerciali.
La stima delle emissioni con periodicità trimestrale – spiega l’Ispra sul suo sito – punta a “verificare la dissociazione tra attività economica e pressione sull’ambiente naturale” che “si verifica quando in un dato periodo il tasso di crescita della pressione ambientale” come per esempio le emissioni di gas serra è “inferiore a quello dell’attività economica” come per esempio il Pil che “ne è all’origine”. In questo modo è possibile “mostrare le interrelazioni tra economia e ambiente”.
“La sfida – osserva De Lauretis – è consentire lo sviluppo e contemporaneamente il mantenimento degli standard della qualità della vita”; il disaccoppiamento si ha quando “pur in presenza di crescita economica c’è stata una riduzione delle emissioni”. Cosa che è avvenuta in Italia: “Nel 2019 soprattutto per la parziale smobilitazione delle centrali a carbone, nel 2020 per via delle restrizioni anti-Covid alle attività produttive e al traffico anche se in questo caso la corsa è stata in negativo; cioè le emissioni sono diminuite un po’ più del Pil”. Ma, “nel 2021 ci aspettiamo un recupero sia del Pil che delle emissioni”.