La reinfezione da Sars-Cov-2 è un evento molto raro (un caso ogni 100 mila individui che hanno avuto il Covid), l’immunità naturale al virus è molto elevata, dura almeno un anno ed è pari, se non superiore, a quella dei vaccini. Lo spiega Nicola Mumoli, dell’Ospedale Fornaroli a Magenta, che ha coordinato un lavoro pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine.
Il lavoro ha tenuto conto di 122 mila tamponi effettuati in un’area molto vasta della Lombardia: in un anno di osservazione sono risultati solo 5 casi di reinfezione, tutti riguardavano pazienti immunodepressi o in terapia con forti immunosoppressori. “Resta l’incognita di nuove possibili varianti – spiega Mumoli – perchè se è vero che l’immunità acquisita con una prima infezione è ampia e protegge anche da varianti note come l’inglese e la brasiliana, nulla esclude che in futuro possa comparire una nuova variante più violenta che oggi non conosciamo e contro cui l’immunità ottenuta con una prima infezione o con il vaccino non funziona”.
Lo studio si basa su una vasta mole di dati, relativi a una delle zone più gravemente colpite (560Km quadrati e 470.000 abitanti) in Lombardia, per un totale di 122.007 tamponi considerati. “Abbiamo considerato come reinfezione un tampone positivo oltre i 90 giorni dopo la completa risoluzione della prima infezione – spiegano gli autori – e con almeno due tamponi consecutivi negativi tra i due episodi”. È emerso che la reinfezione è un evento raro che riguarda peraltro pazienti particolari, ad esempio malati oncologici o comunque persone fortemente immunodepresse o in terapia con forti dosi di immunosoppressori. “Ovviamente – ribadisce Mumoli – non sappiamo quale sia il rischio di reinfezione se ci fosse una mutazione realmente notevole nel virus”.