Crescono le evidenze che dimostrano come il rischio di infarto o ictus rimane elevato anche molti mesi dopo un’infezione da Sars-CoV-2. Mentre, in tutto il mondo, continuano gli studi per capire quanto a lungo gli effetti possano durare sul sistema cardiovascolare, a fare il punto sulle conoscenze è un articolo su Nature Communications.
Le preoccupazioni per problemi cardiovascolari legati al Covid sono iniziate presto, ma sono aumentate dopo la pubblicazione di studio su Nature Medicine, che ha utilizzato i dati dei veterani degli Stati Uniti, scoprendo che le persone che avevano avuto la malattia grave mostravano rischi maggiori per 20 condizioni cardiovascolari nell’anno successivo all’infezione da Sars-CoV-2: l’analisi dei ricercatori della Washington University di St. Louis, Missouri, ha confrontato 153.000 veterani che si erano ripresi da Covid acuto con i loro coetanei non infetti, evidenziando per alcune condizioni, come i coaguli di sangue nei polmoni, un rischio aumentato di almeno 20 volte. Ma anche le persone che non erano state ricoverate avevano un aumento dell’8% di attacchi di cuore e del 247% di infiammazione cardiaca.
Se lo studio sui veterani esaminava solo una nicchia specifica di popolazione, i dati del sistema sanitario inglese su 47.700 ricoverati per Covid, pubblicati nel 2021 sul Bmj, mostrano che questi avevano circa tre volte più probabilità rispetto alle persone non infette di affrontare gravi problemi cardiovascolari entro 8 mesi dal ricovero. Un secondo studio, condotto negli Stati Uniti in persone tra 16 e 65 anni e pubblicato sempre sul Bmj, ha rilevato che le persone che avevano avuto il Covid, avevano un rischio di insufficienza cardiaca di 2,5 volte maggiore nei 4 mesi successivi all’infezione.
L’effetto di Covid-19 sul cuore potrebbe essere correlato ad anticorpi che danneggiano direttamente tessuti e organi ma anche all’ingresso del virus nelle cellule endoteliali che rivestono i vasi sanguigni: i coaguli di sangue, che si formano mentre il corpo elimina l’infezione, possono ostruire i vasi, causando infarti o ictus, anche parecchi mesi dopo l’infezione. Uno studio della Stanford University in California pubblicato su e ClinicalMedicine e basato su oltre 500.000 casi di Covid, ha rilevato che le persone che erano state infettate avevano un rischio maggiore del 167% di sviluppare trombi.
Nonostante il quadro sia ancora incompleto, quindi, l’American College of Cardiology consiglia un controllo cardiologico per le persone che hanno avuto il Covid, soprattutto se anziane o immunodepresse, anche in assenza di sintomi specifici.