E’ presto per escludere un aumento dei casi positivi al nuovo coronavirus Sars-CoV-2 in Italia. La situazione va affrontata con una strategia di “detect and contain” – trova e contieni – unica e nazionale. A indicarlo, come riportato ieri dall’agenzia di stampa Ansa, è Walter Ricciardi membro italiano del Comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e consulente del ministro della Salute, in riferimento al trend dell’emergenza coronavirus nel nostro Paese.
Considerando i due focolai in Italia, in Lombardia e Veneto, spiega Ricciardi, “è presumibile che possano essere identificati nuovi casi ‘puntiformi’ in altre aree del Paese, ovvero casi isolati di soggetti che hanno avuto contatti con le aree a rischio e, dunque, legati ai due focolai principali”. E’ quello che è successo negli ultimi giorni in Sicilia e Marche, dove per ognuna delle Regioni è stato confermato un caso di contagio e si trattava in entrambe le situazioni di soggetti che erano stati in Lombardia: “Casi singoli di questo tipo vanno, appunto, ‘trovati e contenuti’ attraverso l’isolamento, in modo da evitare trasmissioni secondarie ad altri soggetti. Solo in presenza di sintomi va invece effettuato il test”.
Secondo l’esperto, dunque, la strategia ”detect and contain” è quella giusta da adottare per rintracciare sul territorio tutti gli eventuali casi legati ai focolai principali. Nelle zone più colpite di Lombardia e Veneto, invece, “bisogna continuare, per il momento, a tenere chiuse le zone rosse”. Sulle cifre del contagio, che collocano l’Italia al terzo posto dopo Cina e Corea del Sud, il motivo risiede, secondo Ricciardi, nel numero dei tamponi eseguiti: “In Italia sono stati effettuati oltre 10mila test per la rilevazione del nuovo coronavirus, contro i meno di mille in Germania e Francia”. Ciò “si spiega con il fatto che alcune Regioni non hanno inizialmente seguito le linee guida basate sulla evidenza scientifica, che prevedevano di eseguire il test solo su soggetti sintomatici con ‘fattori di rischio’ legati a provenienza e contatti avuti. Alcune Regioni – ha affermato – hanno esteso i test e ciò ha generato una sovrastima dei casi”.
La ”questione numeri” continua dunque ad essere al centro del dibattito, anche da un punto di vista interpretativo. Secondo l’esperto, “i casi confermati di contagio nel nostro Paese sono al momento poco più di 190 e sono quelli che hanno avuto la conferma di positività a seguito del secondo test effettuato dall’Istituto superiore di sanità (Iss)”. Nel numero totale di contagiati indicato al 26 febbraio, e pari a 400, chiarisce, “sono invece inclusi tutti i soggetti risultati positivi ai test delle Regioni, ma per vari di essi manca ancora la conferma del secondo test dell’Iss”.
Ad ogni modo, ribadisce, “bisogna ricordare, contro gli allarmismi, che la malattia Covid-19 da Sars-CoV-2 nell’80% dei casi guarisce in modo benigno, nel 15% dei casi necessita di qualche ausilio e solo nel 5% comporta il ricovero in rianimazione. Tra coloro in rianimazione, la mortalità è del 3%”. Resta, tuttavia, l’alto tasso di contagiosità di questo virus. Per questo, avvertono alcuni tra i più autorevoli epidemiologi e virologi dalle pagine delle riviste Science e Nature, l’emergenza legata al Sars-CoV-2 sta entrando in una “nuova fase e siamo a un passo dalla pandemia”.
alla luce del fatto che il decorso del contagio da coronarovirus
nei bambini risulta meno grave , sarebbe interessante verificare se attribuire la risposta ad una base metabolica e solo parzialmente immunitaria, è noto infatti che spesso i bambini possono avere uno stato di chetosi che potrebbe in qualche modo rallentare la reduplicazione virale e dare la possibilità di sviluppare anticorpi specifici in modo più efficace