Corrono i contagi in Italia, con un balzo del 33% nell’ultima settimana che conferma i timori di una ripresa dell’epidemia di Covid-19, aumentano anche i ricoveri in terapia intensiva e l’indice di contagio Rt sfiora il valore di 1,2 a livello nazionale: è il quadro che emerge da statistiche, simulazioni e modelli messi a punto dagli esperti che stanno studiando l’andamento della curva epidemica.
Nella settimana che si è conclusa domenica 28 febbraio i casi di infezione da virus SarsCoV2 in Italia sono aumentati del 33% e sono saliti del 22% i ricoveri per Covid-19 nelle unità di terapia intensiva: sono i numeri di una crescita “purtroppo avvenuta repentinamente” e annunciata da settimane, con le prime segnalazioni da parte degli esperti degli “aumenti dei contagi in alcune regioni e province”, rileva il fisico Giorgio Sestili, fondatore e curatore della pagina Facebook ‘Coronavirus-Dati e analisi scientifiche’ e del network di comunicazione della scienza ‘giorgiosestili.it’.
Di crescita parlano anche i numeri dell’epidemia forniti dal ministero della Salute che, con 17.063 nuovi casi, indicano oggi un aumento dei contagi del 30% in 24 ore; in aumento anche i decessi, che con 343 segnano il 39% in più in 24 ore. Si riduce invece del 28% il tasso di positività calcolato sul rapporto fra positivi e tamponi molecolari, pari a 9,2%. Vanno intanto nella stessa direzione i calcoli dell’indice di contagio Rt, concordi nell’indicare che a livello nazionale si sfiori il valore di 1,2. Basati su tecniche di analisi diverse, sono prodotti da fisici, matematici e statistici per dare valori aggiornati che riescano a fotografare la situazione attuale. Il fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, riporta sul suo sito che al primo marzo l’Rt nazionale è 1,17 ed è aumentato di circa 25 centesimi in nove giorni, in una “crescita velocissima con una progressione che non si vedeva da fine settembre”. E’ pari a 1,21, sempre relativamente al primo marzo, il Covindex, un parametro sovrapponibile all’indice Rt e aggiornato sulla base del rapporto fra nuovi casi positivi e tamponi, calcolato da un gruppo di ricercatori specializzati in discipline diverse, dall’informatica all’epidemiologia, e accessibile sul sito CovidTrends. Il sito Covidstat, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) indica per il primo marzo un valore di Rt pari a 1,12, con una forbice che da 1,23 a 1,04.
L’indice Rt è 1,2 anche nei calcoli del fisico Francesco Luchetta, fra i curatori della pagina “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche”, basati sugli ingressi in terapia intensiva. Salta agli occhi, infine, la grande differenza fra la ripresa dell’epidemia dell’ultima settimana del settembre 2020 e quella attuale. Sestili osserva che allora il primo incremento significativo dei contagi era stato del 13% in una settimana”, contro l’attuale 33%. Un’altra differenza è nel fatto che oggi si parte da una base più ampia, che non è mai andata sotto 10.000 casi quotidiani, contro i circa mille casi di settembre. Allora inoltre, prosegue il fisico, “i casi giornalieri erano fra 1.000 e 2.000 e in tutta Italia c’erano meno di 50.000 casi positivi, mentre ora il totale supera 400.000 casi, 10 volte maggiore, e da un incremento quotidiano di contagi che oscilla fra 15.000 e 20.000. In settembre, inoltre, morivano fra 10 e 20 persone al giorno, oggi oltre 200: “c’è una differenza conclude – di un ordine di grandezza in tutti i parametri”.
di Enrica Battifoglia
Tutte le analisi fatte dagli illustri ricercatori rincorrono il virus mentre il virus va contrastato. La ricerca scientifica ci ha spiegato che l’aerosol negli ambienti chiusi è il principale (se non l’unico) artefice delle infezioni di questo virus e che è del tutto secondaria la sanificazione delle superfici (probabilità di infettarsi 1/10000 rispetto all’aerosol). La logica dice: allora sanifichiamo l’aria degli ambienti chiusi. Il Max Planck Institute ha messo sul suo sito un documento (scaricabile) rivolto alle scuole tedesche su come sanificare le aule mediante aerazione meccanica a basso costo. È il Max Planck, non un posto qualsiasi. Bene! Noi che facciamo? Continuiamo a usare tonnellate di reattivi chimici per sanificare le superfici e lasciamo che gli aerosol facciano il loro sporco lavoro con centinaia di inutili morti tutti i giorni da mesi e chiudiamo scuole, negozi, aziende, insomma tutto quello che si può chiudere, impieghiamo migliaia di membri delle forze dell’ordine per i controlli (con costi enormi), chiudiamo perfino i parchi pubblici e le attività sportive all’aperto (dove l’aerosol non c’è quasi per nulla) e stiamo a guardare. Guardando, guardando non vedete in TV come i fans delle regate di Luna Rossa in Nuova Zelanda sono tutti senza mascherina e in gruppi numerosi? Non vedete come nelle affollate feste post regata siano tutti senza mascherina? Non vedete come nelle vie di Auckland tutti i negozi sono aperti e la gente si muove normalmente senza mascherina? Certamente molti sono vaccinati, ma questo regime è così da mesi, come in Australia, Taiwan, Corea del Sud, con pochissimi contagiati.
Allora, o noi siamo tutti stupidi o è incompetente e in mala fede chi dovrebbe imporre la sanificazione dell’aria negli ambienti chiusi. A mio sommesso parere, con l’uso della mascherina FP2, in ambienti chiusi forniti di estrattori elettromeccanici per aerazione (le finestre aperte non servono a molto) potremmo tranquillamente tenere attive scuole, fabbriche, ristoranti, uffici, ecc. con un abbattimento dell’aerosol di oltre il 95% (determinato da precisi studi scientifici) e con costi molto limitati. La vaccinazione completerà l’opera e l’economia riparte.
C’è qualcuno che ha dati sperimentali contrari? Si faccia avanti e spieghi.