(Reuters Health) – In pazienti al di sotto dei 60 anni d’età con sospetta coronaropatia (CAD) ostruttiva, un punteggio di calcio coronarico (CAC) pari a 0 non esclude la patologia e ha uno scarso valore diagnostico.
E’ quanto emerge da uno studio danese pubblicato da JAMA Cardiology.
Martin Bodtker Martin Bodtker Mortensen e colleghi, Aarhus University Hospital in Danimarca, hanno analizzato i dati di 23.759 pazienti sintomatici (età media 58 anni, 55% donne) presenti nel Western Denmark Heart Registry, di cui 12.771 (54%) presentavano un punteggio CAC pari a 0. I partecipanti sono stati seguiti per una mediana di 4,3 anni.
La prevalenza di coronaropatia ostruttiva era relativamente bassa in tutte le fasce d’età, dal 3% negli under 40 all’80% nei soggetti di età pari o superiore a 70 anni. Il 14% dei pazienti con coronaropatia ostruttiva presentava un punteggio CAC pari a 0. La prevalenza variava nelle fasce d’età: 58% dei pazienti under 40, 34% di quelli tra 40 e 49 anni, 18% dei soggetti tra 50 e 59 anni, 9% di quelli tra 60 e 69 anni e 5% dei pazienti di età pari o superiore a 70 anni.
Il valore diagnostico aggiunto di un punteggio CAC pari a 0 si riduceva con un’età più giovane, con una probabilità diagnostica aggiustata per i fattori di rischio di un punteggio CAC pari a 0 compresa tra 0,68 in pazienti under 40 e 0,18 nei soggetti di età pari o superiore a 70 anni.
Tra coloro con un punteggio CAC pari a 0, la presenza di CAD ostruttiva versus non ostruttiva si associava a un hazard ratio aggiustato multivariato di 1,51 per infarto del miocardio e decesso per tutte le cause; tuttavia, l’HR è variato da 1,80 negli under 60 a 1,24 nei soggetti di età pari o superiore a 60 anni.
“Nei pazienti sintomatici di età inferiore a 60 anni, una percentuale considerevole di coronaropatie ostruttive si è verificata in coloro che non presentavano CAC ed è stata associata a un rischio aumentato di infarto del miocardio e decesso per tutte le cause”, concludono gli autori, “Pertanto, in pazienti giovani con un forte sospetto clinico, come la comparsa di sintomi ricorrenti, i medici dovrebbero comprendere le limitazioni diagnostiche di un approccio basato solo sul CAC”.
Fonte: JAMA Cardiology
Marilynn Larkin
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)