Per vincere la sfida contro le malattie cardiovascolari, non basta prescrivere farmaci efficaci. Serve garantire che i pazienti li assumano con regolarità e senza interruzioni. La continuità terapeutica non è solo una condizione necessaria, è un vero e proprio outcome che misura l’efficacia della terapia stessa. Per fare questo, la semplificazione dello schema terapeutico rappresenta un’arma vincente. Di questo si è parlato a margine del Congresso SIC che si è tenuto il mese scorso a Roma.
“La continuità terapeutica è un elemento essenziale per valutare l’efficacia di una strategia terapeutica”, ha spiegato Guglielmo Gallone, cardiologo dell’AOU Città della Salute e delle Scienza di Torino. “Dagli studi e dai trial randomizzati, sappiamo che l’efficacia farmacologica rappresenta il primo step nel testare un farmaco. Tuttavia, affinché questo beneficio si traduca effettivamente in un vantaggio clinico per i pazienti, è fondamentale che la terapia venga assunta con regolarità, in maniera continua e senza interruzioni”. Proprio per questo, “le strategie mirate a massimizzare l’assunzione continua del farmaco, come ad esempio l’utilizzo di una sola pillola che contenga i principi attivi di farmaci antiaggreganti, ipolipemizzanti e antipertensivi, risultano particolarmente vantaggiose. Questo approccio consente di semplificare l’assunzione della terapia, favorendo la continuità terapeutica, un’aderenza e una compliance ottimali”.
La polipillola: una soluzione semplice ed efficace
Dello stesso avviso è il cardiologo Vincenzo Montemurro: “Nell’ottica del trattamento delle malattie cardiovascolari, che rappresentano la prima causa di mortalità oggi, le terapie di combinazione rappresentano un’opportunità innovativa per soddisfare i bisogni clinici insoddisfatti, Queste terapie garantiscono un risultato terapeutico più efficace, in particolare nell’ambito delle dislipidemie, dove è necessario raggiungere target molto più stringenti in rapporto alle categorie di rischio cardiovascolare”. Secondo Montemurro, a beneficiarne sono soprattutto i “soggetti fragili, come gli anziani, che spesso, a causa di una polipatologia, sono costretti ad assumere molti farmaci per diverse patologie”.
Non solo. Da attenzionare sono anche i risvolti psicologici che questo approccio terapeutico può sortire nel paziente. A ribadirlo è Francesco Prati, Capo Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma: “Assumere una sola compressa, anziché due, significa indubbiamente ottenere una migliore aderenza al trattamento e, dal punto di vista psicologico, il paziente si sente meno malato quando la terapia viene ridotta. Inoltre, ha proseguito Prati, l’associazione di farmaci “permette di ridurre spesso il dosaggio massimo di statina necessario nel paziente dislipidemico. Questo si traduce in un beneficio significativo, poiché consente di raggiungere i target di colesterolo utilizzando altre molecole che, in alcuni casi, non presentano gli effetti collaterali tipici delle statine”.
Perché la continuità terapeutica è un outcome di efficacia
La compliance terapeutica è spesso il tallone d’Achille dei pazienti con polipatologie. Il cardiologo Cristian Colizzi mette in guardia: “Possiamo prescrivere il miglior farmaco del mondo, ma se il paziente lo assume in maniera discontinua, il nostro intervento diventa nullo”. La polipillola risponde a questa necessità semplificando la gestione della terapia. “Attualmente abbiamo diverse opzioni di farmaci combinati che si orientano verso i più comuni fattori di rischio, come l’ipertensione, la cardiopatia ischemica e altre condizioni. Inoltre, la polipillola offre un ulteriore vantaggio: un importante sinergismo di effetto tra i farmaci associati. Ciò aiuta anche il medico a migliorare la compliance del paziente, non solo perché quest’ultimo tende a trovare più semplice assumere meno pasticche, ma anche perché gli effetti collaterali, spesso causa di interruzione della terapia, vengono minimizzati”.
Vantaggi trasversali per giovani e anziani
Come sottolineato da Marco Iannotta, cardiologo clinico dell’Ospedale Cristo Re di Roma, il problema dell’adesione non riguarda solo gli anziani, ma anche i pazienti giovani con singoli fattori di rischio da trattare però con più farmaci. “La semplificazione dell’assunzione facilita l’aderenza terapeutica, rendendola trasversale, adatta sia ai pazienti più anziani che a quelli più giovani”, ha ricordato. “La polifarmacoterapia, infatti, consente di combinare più farmaci in un’unica somministrazione, migliorando così gli outcome terapeutici sotto diversi punti di vista. Questo approccio permette di ridurre contemporaneamente più fattori di rischio, come l’ipertensione, la dislipidemia e il colesterolo”.
In quest’ottica, la personalizzazione della terapia resta fondamentale. Per il cardiologo Vincenzo Montericcio “Prima di intraprendere un trattamento farmacologico, è molto importante considerare la sfera psicologica del paziente, così come le sue esigenze individuali” che possono includere aspetti legati all’età, all’attività lavorativa o ad altre circostanze personali. L’utilizzo della polipillola può essere particolarmente indicata nei pazienti giovani, ha detto Montericcio, “poiché riduce il disagio associato all’assunzione di più farmaci durante la giornata e si adatta meglio alle loro necessità lavorative. Al contrario, nei pazienti di una certa età mi capita spesso di riscontrare una maggiore preoccupazione riguardo alla possibilità di non ottenere una risposta farmacologica adeguata. In alcuni casi, questi pazienti preferiscono una distribuzione delle dosi più diluita nell’arco della giornata”. Per questa tipologia di pazienti, dunque, il trattamento unificato con una singola compressa rimane una strategia vincente in quanto “rappresenta un vantaggio significativo nella gestione quotidiana della terapia”.
Un cambiamento culturale necessario
La polipillola non è solo uno strumento pratico, ma rappresenta un vero cambiamento nella gestione delle terapie cardiovascolari. Come sottolineato da Luca Baldetti, cardiologo UTIC San Raffaele di Milano, “ridurre il carico farmacologico percepito dal paziente è essenziale per migliorare l’accettazione e l’aderenza”. In conclusione quindi, la continuità terapeutica è uno degli indicatori principale dell’efficacia di una strategia terapeutica e le polipillole, combinando semplicità e sinergia farmacologica, offrono una risposta concreta a questa esigenza.