Un team dal Murdoch Children’s Research Institute, guidato da Ella Swaneyh, ha individuato una proteina nel sangue che potrebbe rappresentare un biomarker per capire quali bambini presenteranno sintomi di commozione cerebrale a più di due settimane da un infortunio. I risultati dello studio sono stati pubblicati dal Journal of Neurotrauma.
Dei quattro milioni di bambini che ogni anno subiscono una commozione cerebrale, il 25-30% presenta sintomi a lungo termine e circa la metà non ricorre a cure mediche. Tuttavia, i sintomi di una commozione cerebrale – tra cui mal di testa, difficoltà a ricordare ed eccessiva sensibilità alla luce – possono durare mesi, mentre i problemi neuro- psichiatrici possono persistere per diversi anni.
I ricercatori del Murdoch Children’s Research Institute hanno raccolto campioni di sangue da 80 bambini tra 5 e 18 anni, entro 48 ore da una commozione cerebrale. Dall’analisi è emerso che i livelli della proteina alfa-1-antichimotripsina (alfa-1-ACT) erano significativamente più bassi nei bambini con recupero ritardato.
“Il recupero ritardato dalla commozione cerebrale comprende sintomi emotivi, comportamentali, fisici e cognitivi, che possono influenzare il benessere del bambino, procrastinando il suo ritorno a scuola e allo sport”, conclude Swaney. “La diagnosi precoce dei bambini a rischio di recupero ritardato è fondamentale per garantire un trattamento efficace e un follow-up mirato”.
Fonte: Journal of Neurotrauma, 2024