I linguisti hanno spesso discusso la possibilità che clima e geografia potessero influenzare il linguaggio umano: la vera sfida consisteva nello svelare i fattori ambientali che causano i cambiamenti nei suoni vocali che fossero costanti in tutto il mondo e presenti in diverse lingue. Molte lingue del mondo si basano sul tono o sulla calata per aggiungere significato alle proprie parole: è stato scoperto che i linguaggi associati a toni complessi, ossia quelli che fanno uso di un minimo di tre toni per il contrasto sonoro, sono molto più diffusi nelle regioni umide del mondo, mentre quelle con toni semplici si riscontrano spesso nelle regioni secche, che si tratti di zone gelide o di deserti secchi. Ciò modifica leggermente la nostra comprensione del modo in cui i linguaggi si evolvono: la scoperta non implica che il linguaggio sia interamente determinato dal clima, ma che il clima possa alla lunga costituire uno dei fattori che aiutino a scolpire il linguaggio. In un senso più ampio, ciò suggerisce un altro modo inconscio in cui l’uomo si è adattato ai propri ambienti differenti ed impervi: alcuni assetti sonori in determinati climi potrebbero anche essere associati a benefici per la salute, ma questo punto deve ancora essere dimostrato con certezza. Una delle possibili spiegazioni del fenomeno, supportata da una gran quantità di dati sperimentali, consiste nel fatto che inalare aria secca provoca disidratazione della laringe e riduce l’elasticità delle corde vocali. Probabilmente raggiungere toni complessi nei climi aridi è più difficile, specie con temperature molto basse, e ne deriva che i climi secchi o molto freddi favoriscono la deviazione del suono vocale. (Proc Natl Acad Sci 2015; 201417413)
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