Sarebbe proprio il caso di dire “a volte ritornano”. L’acriflavina, un antisettico sostituito dalla penicillina e caduto in disuso più di 50 anni fa, si è dimostrato in grado di combattere le infezioni virali, compreso il comune raffreddore. Non solo: secondo un gruppo di scienziati australiani promette di combattere anche i letali superbatteri resistenti agli antibiotici e di prevenire future pandemie virali come la Sars.
Ricavata dal catrame, l’acriflavina è stata usata nelle due guerre mondiali per trattare le ferite, la malattia del sonno causata da parassiti, le infezioni alla vescica e la gonorrea. Gli scienziati dell’Hudson Institute of Medical Research di Melbourne hanno scoperto che il pre-trattamento con questa polvere rosso bruna in soluzione acquosa usata per lavare le ferite e trattare le abrasioni, protegge le cellule dal comune raffreddore, facendo scattare una risposta immunitaria antivirale.
Non era mai stato chiaro come la sostanza agisse, ma ora gli studiosi guidati dai biologi molecolari Genevieve Pepin e Michael Gantier hanno accertato che l’acriflavina, un composto derivato dall’acridina, si lega al Dna del paziente, facendo scattare in azione il sistema immunitario. Nello studio pubblicato su Nucleic Acids Research, hanno osservato che l’acriflavina si lega anche al Dna dei batteri, rallentandone la diffusione e permettendo al sistema immunitario di prendere il sopravvento.
Per stabilire come l’acriflavina agisce gli studiosi ne hanno studiato gli effetti sul raffreddore, scoprendo che se le cellule virali venivano trattate con l’antisettico due giorni prima dell’esposizione al comune raffreddore, il virus non era in grado di replicarsi altrettanto presto mentre la risposta immunitaria era più rapida. Secondo Pepin e Gantier, oltre a combattere il raffreddore e l’influenza, comprese le nuove specie che si sviluppano con le mutazioni del virus, l’acriflavina potrebbe essere efficace bel contenere la diffusione di pandemie virali come Sars, Zika e Ebola.
Inoltre, poiché agisce potenziando il sistema immunitario, si potrà dimostrare una preziosa opzione di trattamento contro i superbatteri resistenti agli antibiotici, che secondo le previsioni potranno uccidere 10 milioni di persone entro il 2050. Il farmaco è tuttora sotto studio e non è stato ancora messo alla prova in sperimentazioni cliniche.