In dieci anni il riscaldamento globale ha provocato importanti cambiamenti biologici su scala oceanica senza precedenti all’ecosistema marino. Non solo, le future variazioni di temperatura avranno effetti ancor più importanti sulla vita marina con conseguenze sulla disponibilità e sulla distribuzione delle risorse alimentari provenienti dal mare. A far riflettere sulle ripercussioni dell’innalzamento delle temperature sull’ecostistema marino è uno studio internazionale, a cui partecipa il Cnr-Ismar (Istituto di scienze marine), pubblicato su Nature Climate Change.
La biodiversità marina fornisce agli esseri umani 80 milioni di tonnellate di pesci e invertebrati ogni anno e i cambiamenti rivelati da questo studio possono ridistribuire le specie oceaniche in tutto il mondo in modi che possono giovare o danneggiare l’umanità. L’attuale monitoraggio dei sistemi biologici marini copre solo una piccola parte dell’oceano, il che limita la capacità di predire con sicurezza gli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità marina. Questo studio, invece, si basa su un nuovo modello informatico, che offre una copertura globale e consente di identificare più in fretta i cambiamenti biologici che possono incidere sulla biodiversità marina e su pesca, acquacoltura e ciclo del carbonio.
Lo studio dimostra che i cambiamenti biologici stanno accelerando. Il gruppo di studio internazionale ha identificato “tra il 2010 e il 2015 un cambiamento senza precedenti e massiccio nelle popolazioni oceaniche che può essere attribuito a El Nino, alle anomalie di temperatura in Atlantico e nel Pacifico e al riscaldamento dell’Artico”, spiega Alessandra Conversi dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) che ha partecipato allo studio. Per capire e predire i cambiamenti nella biodiversità marina il team scientifico ha progettato un modello con cui “è stato creato un gran numero di specie simulate (pseudo-specie) caratterizzate da diversa tolleranza alla temperatura. In ogni regione oceanica restano solo le pseudo-specie in grado di adattarsi alle variazioni locali della temperatura e formano pseudo-comunità”, conclude Conversi.