Stampare in 3D un tessuto di cartilagine tramite un ‘bioinchiostro’ per creare orecchie, nasi e ginocchia nuovi di zecca, presto sarà possibile anche per l’uomo. I ricercatori del Wallenberg Wood Science Center in Svezia, che hanno presentato il loro lavoro al 251/esimo Meeting & Exposition dell’American Chemical Society (ACS), in corso a San Diego, sono riusciti ad ottenere promettenti risultati utilizzando la tecnica di stampa 3D sui topi.
La tecnica
La cartilagine è un tessuto che, se danneggiato, non si rigenera bene poiché, diversamente dalle ossa, non è vascolarizzato, ovvero non riceve sangue. L’utilizzo di protesi artificiali sostitutive può creare problemi di rigetto. Per questo, il team svedese ha creato un bioinchiostro con cellule umane viventi, unendo polisaccaridi di alghe brune, fibrille di cellulosa e condrociti, ovvero cellule che costituiscono le cartilagini umane. In questo modo si è ottenuta una miscela in grado di far mantenere alle cellule viventi un’architettura specifica, come l’orecchio.
Le cellule stampate in 3D con questo inchiostro hanno creato un tessuto che è stato impiantato nei topi, dove le cellule hanno prodotto cartilagine. Dati preliminari del test in vivo mostrano che ha avuto successo ma servono altri studi prima di sperimentare la tecnica sull’uomo. Ma Paul Gatenholm, a capo della ricerca, non ha dubbi, che il “bioprinting tridimensionale rivoluzionerà l’ingegneria dei tessuti e la medicina rigenerativa”.