Cardiologi USA: pacemaker a rischio hacker

(Reuters Health) – I dispositivi cardiaci che usano software o la comunicazione wireless sarebbero vulnerabili a un eventuale attacco hacker che potrebbe causare malfunzionamenti potenzialmente letali. È l’allarme lanciato dai cardiologi americani, guidati da Dhanunjaya Lakkireddy, dell’University of Kansas Hospital, negli USA, in un articolo pubblicato dal Journal of the American College of Cardiology. Secondo gli esperti, i dispositivi medici sono stati bersaglio di attacchi hacker per oltre un decennio e la crescente popolarità di apparecchi che usano software o wireless avrebbe aumentato il rischio che qualcuno possa riprogrammare questi dispositivi per farli funzionare in modo improprio, come interrompere le informazioni da inviare ai medici per monitorare i pazienti da remoto o far esaurire prematuramente le batterie.

Con l’arrivo sul mercato di questi dispositivi impiantabili, l’autorità regolatoria americana ha in realtà avvertito i produttori della vulnerabilità del monitoraggio da remoto, della possibilità che le comunicazioni vengano interrotte o ritardate e che la violazione della sicurezza informatica possa portare a malfunzionamento. Per i pacemaker, per esempio, c’è la preoccupazione che un attacco hacker possa causare un improvviso cambiamento del ritmo cardiaco, che potrebbe essere fatale. Mentre i defibrillatori, impiantanti per evitare la morte per arresto cardiaco, potrebbero essere hackerati per causare shock non necessari al cuore.

Per prevenire eventuali attacchi, dunque, non bisognerebbe usare dispositivi che consentono l’aggiornamento di software o la comunicazione wireless, anche se i pazienti hanno dei vantaggi da questi apparecchi, perché qualsiasi aggiornamento può essere eseguito da remoto, senza sottoporre il paziente a un nuovo intervento.

Pericolo dati sensibili
Un’ulteriore fonte di preoccupazione potrebbe essere anche il fatto che gli hacker potrebbero rubare dati sensibili, secondo quanto sottolineato da Ali Youssef dell’Henry Ford Health System a Detroit, che non era tra gli esperti firmatari dell’articolo. “Se questo non fosse rilevato dal personale che si occupa di sicurezza informatica, potrebbe avere un impatto sui dati del paziente e portare a prescrizioni di farmaci non necessarie”, spiega l’esperto.Secondo Richard Sutton, del National Heart & Lung Institute di Londra, potrebbe non essere mai possibile rendere completamente sicuri i dispositivi impiantabili e per questo i medici dovrebbero parlarne con i pazienti. Infine, David Armstrong, dell’Università dell’Arizona di Tucson, invita a non andare nel panico. “Lo stress aggiuntivo del preoccuparsi di avere impiantato un dispositivo non sicuro potrebbe aumentare il rischio di un attacco di cuore molto più del rischio di malfunzionamento dell’apparecchio”.

Fonte: Journal of the American College of Cardiology
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

 

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