La situazione attuale degli scienziati impegnati nella ricerca contro il cancro somiglia a quella di Ercole che vede ricrescere le teste dell’Idra. Così la ricerca sta adattando le proprie strategie per far fronte a un nemico sempre più complesso e dinamico che si modifica in continuazione cambiando la propria composizione cellulare e diventando sempre più resistente alle terapie. Ma non siamo lontani dal momento in cui avremo diagnosi immediate su tumori ancora così piccoli da essere invisibili a una Tac e cure sempre più personalizzate che saranno studiate anche per un solo paziente.
I risultati e le prospettive di queste ricerche di frontiera che stanno procedendo in tutto il mondo saranno presentate e discusse nel convegno internazionale “Resolving Cancer Heterogeneity: a way to personalised medicine” promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini e Menarini Silicon Biosystems, a Verona fino al 2 luglio.
“La parola chiave per capire dove stiamo arrivando è eterogeneità – ha dichiarato Aldo Scarpa,presidente del Convegno, Direttore del Centro di Ricerca applicata sul cancro ARC-Net della Università di Verona e della Unità di diagnostica Molecolare dei Tumori – noi sappiamo ormai da anni che tutti i tumori non sono un solo tumore, ma famiglie di tumori differenti. Ognuna delle quali va trattata con farmaci diversi. Negli ultimi tempi però siamo andati oltre e abbiamo capito che ci sono ulteriori differenze non solo in questi sottogruppi, ma anche da paziente a paziente, persino in fasi diverse della malattia nella stessa persona, e che piccoli gruppi di cellule tumorali con caratteristiche diverse possono coesistere con quelli ‘maggioritari’. Questa è l’eterogeneità del cancro – ha aggiunto Scarpa – che ci fa capire come si può combattere efficacemente la malattia solo con strumenti diagnostici sempre più precisi e rapidi e farmaci sempre più selettivi e mirati nel colpire i diversi ‘sottogruppi’ di cellule. Su questi strumenti diagnostici, sulla differenziazione dei farmaci è in atto un lavoro di ricerca senza precedenti. Qui a Verona ci confronteremo tra ricercatori di tutto il mondo che stanno percorrendo questa strada”.
Ma cosa sono questi “sottogruppi di cellule tumorali”? Non più di quindici anni fa si scoprì che ogni tipo di tumore è in realtà una famiglia di malattie simili ma diverse, ciascuna delle quali caratterizzata da “guasti” di geni differenti: questo diede il via allo sviluppo dei farmaci a bersaglio molecolare, ognuno diretto contro gli effetti di una certa mutazione genica. Più di recente, approfondendo questa strada, la ricerca ha accertato che le cose sono ancora più complesse di quanto apparisse. Infatti si è visto che le mutazioni geniche sono diverse anche da un paziente all’altro, ne possono coesistere più d’una, ne possono comparire di nuove nello stesso tumore (anche sotto terapia) col passare delle settimane e dei mesi. Adesso la ricerca mondiale sta lavorando intensamente per chiarire fino in fondo questi meccanismi e per trovare strumenti diagnostici in grado di rilevarli e farmaci in grado di spezzarli.
La nuova tecnologia DEPArray. Di grande importanza sul piano diagnostico è una nuova tecnologia denominata DEPArray e messa a punto da Menarini Silicon Biosystems, che in un campione di tessuti anche di pochissime cellule riesce a isolare e riconoscere quelle tumorali, permettendo di decidere il farmaco a bersaglio molecolare più efficace. La cosa stupefacente è che parliamo di campioni di poche centinaia di cellule, un nulla: ma che sono gli unici disponibili in molti casi, dato che le cellule cancerose circolanti sono in concentrazioni minime, nel sangue e negli altri fluidi. Si pensi cosa significhi questo quando si individuino cellule cancerose che segnalano tumori ancora minimi oppure che sono i residui di quelli asportati chirurgicamente, o in fase disseminazione di metastasi; o naturalmente appartenenti a neoplasie che interessano sangue o sistema linfatico. Una rivoluzione che esiste già e delle cui applicazioni si discuterà proprio nel simposio di Verona con l’intento di creare sinergie internazionali per accelerarne l’introduzione nella clinica.
Altre ricerche d’avanguardia sono invece più lontane da applicazioni cliniche ma gravide di conseguenze estremamente positive. Come quella di Dario Marchetti, direttore del BiomarkerResearch Program del Methodist Research Institute di Houston (Texas), un’autorità nel suo campo: “Nel nostro laboratorio stiamo individuando un biomarker sulle cellule tumorali circolanti, le CTC, in grado di scoprire precocemente le metastasi cerebrali derivanti dal carcinoma mammario che si sviluppano in circa il 20 per cento dei casi di tumore al seno e in percentuali simili anche in altri tipi di cancro, come il melanoma e quello polmonare. Ci stiamo arrivando decifrando l’eterogeneità molecolare di sottoinsiemi di cellule tumorali circolanti responsabili delle metastasi”.
E ancora, sono stati presentati a Verona da ricercatori di varie nazionalità altri lavori sull’eterogeneità di molti altri tipi di tumori: quelli al polmone, al colon-retto, al fegato, al rene, al pancreas, alla prostata. Insomma sono prese di mira le più diffuse e temibili malattie tumorali. Nessuna di queste ricerche è oggi ancora applicabile a livello clinico, ma siamo in fase avanzata: si parla di attese di due anni circa per averne benefici concreti.
Ma soprattutto queste acquisizioni fanno intravedere un obiettivo più ambizioso, anche se più lontano: individuare le radici stesse del cancro, ciò che sta dietro le mutazioni genetiche, cioè l’eterogeneità. “Alla base di un tumore ci sono delle cellule staminali – ha spiegato Scarpa – le quali poi si differenziano nelle varie ‘popolazioni’ di cellule cancerose ognuna con la sua mutazione genetica, i sottoinsiemi che costituiscono l’eterogeneità del cancro oggi oggetto di studio. Quello che stiamo sperimentando è isolare queste staminali dei tumori, capirne i meccanismi per poter colpire la radice delle varie popolazioni di cellule cancerose”. Arrivarci sarebbe dire l’ultima parola sul cancro.
A Verona si è parlato di un futuro prossimo e meno prossimo, ma sempre in termini molto concreti anche al fine di creare una nuova cultura e una comprensione del cancro davvero adeguata alle attuali conoscenze scientifiche. “L’importanza e il valore di questo convegno – ha commentato Alessandro Casini, Presidente della Fondazione Internazionale Menarini – sta sia nel fatto di far incontrare le vere avanguardie della ricerca su malattie molto diffuse, sia nel rendere di dominio pubblico la conoscenza del loro lavoro. L’eterogeneità del cancro e le prospettive che aprono le acquisizioni in materia non sono ancora concetti molto chiari al di fuori dell’ambito specialistico. Mi auguro che questo incontro contribuisca a diffonderne la conoscenza. Coerentemente allo spirito degli eventi che la Fondazione organizza nei vari settori della ricerca biomedica”.