( Reuters Health) – Dopo un intervento chirurgico per rimuovere un cancro della prostata, l’analisi molecolare di 24 geni aiuterebbe a predire la risposta alla radioterapia, per valutare lo sviluppo di metastasi a 10 anni. A ipotizzarlo è stato un gruppo di ricerca coordinato da Felix Feng, dell’Università della California di San Francisco. Lo studio è stato pubblicato su Lancet Oncology.
Il punteggio dell’esito della radioterapia post-operatoria, il PORTOS – postoperative radiotherapy outcome score – potrebbe “aiutare a predire quali pazienti beneficeranno di più della radioterapia, migliorando la selezione dei malati e riducendo il numero di quelli che andrebbe incontro inutilmente a una terapia tossica”, ha dichiarato alla Reuters Health Felix.
Per lo studio, i ricercatori americani hanno utilizzato i dati di cinque sperimentazioni su uomini che erano andati incontro a prostatectomia radicale, con o senza radioterapia. Gli uomini che si erano sottoposti a radioterapia post-operatoria sono stati quindi confrontati con quelli che non l’avevano fatta, utilizzando il punteggio di Gleason, la concentrazione del PSA e altri criteri. Prendendo in considerazione 196 dei 545 pazienti inclusi nei cinque studi, Felix e colleghi hanno quindi sviluppato il punteggio PORTOS, validato sui restanti pazienti prostatectomizzati.
Considerando i pazienti con un elevato PORTOS, le metastasi a 10 anni erano del 5% nel gruppo di pazienti che aveva fatto la radioterapia contro il 63% tra quelli che non l’avevano fatta. Mentre considerando i pazienti con un basso punteggio PORTOS, quelli che avevano fatto la radioterapia erano più a rischio di avere metastasi a 10 anni rispetto ai malati che non si erano sottoposti a un trattamento con radiazioni.
Per la validazione di questi risultati, il punteggio è stato quindi applicato ai 330 pazienti restanti. In questa fase è emerso che la quota di metastasi a 10 anni sarebbe stata del 32% in entrambi i gruppi, almeno nei pazienti con un basso valore di PORTOS. Mentre, tra chi aveva un PORTOS elevato, il rischio di sviluppare metastasi sarebbe stato del 4% tra i pazienti che avevano subito un trattamento radioterapico e del 35% in quello che non aveva fatto questo trattamento. L’utilizzo di strumenti prognostici convenzionali, invece, non sarebbe stato uno strumento utile a predire la risposta alla radioterapia.
Gli stessi ricercatori, in realtà, hanno sottolineato la necessità di realizzare più studi per approfondire i risultati. Ma nel frattempo, “i pazienti con elevati valori del punteggio PORTOS e che avevano subito radioterapia avevano una minore probabilità di avere metastasi a 10 anni rispetto a quelli che non hanno ricevuto radioterapia, il che suggerisce che il trattamento con radioterapia dovrebbe essere considerato in quest’ultimo gruppo”, hanno concluso Felix e colleghi.
Secondo Michel Bolla, della Grenoble-Alpes University, in Francia, “questi risultati avrebbero bisogno di una validazione con una sperimentazione di fase III per essere confermati. Tuttavia – ha proseguito – PORTOS potrebbe aiutare i radioterapisti oncologi a raffinare le indicazioni della radioterapia post-operatoria”.
Fonte: The Lancet Oncology
David Douglas
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)