Se negli anni il progresso nel trattamento dei tumori nei bambini ha fatto passi da gigante, per gli adolescenti le cose non sono andate altrettanto bene. Questo principalmente a causa della forte disparità di arruolamento nelle sperimentazioni cliniche che persiste tra le fasce di età e che vede penalizzati gli adolescenti, traducendosi in minori opportunità terapeutiche studiate per questa popolazione specifica che non è più bambina ma neanche adulta. A fare il punto, a pochi giorni dalla Giornata internazionale contro il cancro infantile (15 febbraio) è la Fondazione Veronesi, sul proprio sito internet, in cui evidenzia che tuttavia qualche buona notizia, nel tempo, c’è stata: “Se fino al 2006 solo il 10% dei ragazzi con una diagnosi di tumore riusciva ad essere curato in centri “disegnati” su misura, oggi circa la metà viene presa in carico da strutture a misura di adolescente”.
Ogni anno in Italia, spiega la Fondazione, sono circa 2200 i nuovi casi di tumore diagnosticati nella fascia di età tra gli 0 e i 19 anni. Nello specifico, 1200 riguardano i bambini, 800 gli adolescenti. “Fortunatamente negli ultimi anni, complice il progresso nella ricerca, le percentuali di successo sono aumentate notevolmente e oggi in circa l’80% dei casi si assiste alla guarigione con punte superiori al 90% per alcune forme di leucemia”, spiega la Fondazione. Che sottolinea come, tuttavia, queste malattie non siano diffuse in modo omogeneo tra le classi di età: se nei più piccoli sono le leucemie e i tumori cerebrali ad essere i più diffusi, negli adolescenti possono insorgere neoplasie tipiche del bambino, tumori più caratteristici dell’adolescenza (sarcomi, linfomi) e tumori più specificamente caratteristici dell’età adulta come carcinomi e melanomi. “Questa eterogeneità -spiega Andrea Ferrari, responsabile della Pediatria Oncologica presso Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e membro del Comitato Scientifico di Fondazione Veronesi- complica molto il percorso di cure poiché richiede competenze su patologie oncologiche molto diverse tra loro. Se da un lato è vero che globalmente le percentuali di sopravvivenza dei pazienti adolescenti superano il 70%, dall’altro è documentato per molti tumori le probabilità di guarigione degli adolescenti sono minori di quelle dei bambini. A parità di malattia e stadio, un adolescente ha infatti minori probabilità di guarigione di un bambino”.
C’è però, come accennato, una buona notizia, e riguarda la presenza di centri preparati a prendersi cura dei giovani: “Rispetto ai casi attesi, la percentuale di pazienti adolescenti curati in queste strutture è passata dal 10% nel periodo 1989-2006 al 28% nel periodo 2007-2012 al 37% degli anni 2013-2017. E la percentuale, ad oggi, è in continuo aumento. Non solo, dieci anni fa il 44% dei centri AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica) aveva limiti di età per l’accesso fissati a 16 anni (o meno), mentre oggi limiti inferiori ai 18 anni sono presenti solo nel 26% dei centri (ma questi limiti vengono riferiti come non ferrei), al punto che la presenza di limiti di età, vista dieci anni fa come una barriera maggiore, sembra oggi essere un problema in gran parte superato”, conclude Ferrari.